· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

ProMemoria

Il giardino di Adriana

 Il giardino di Adriana  DCM-005
04 maggio 2024

È bello che il paese dove Adriana Zarri è nata, San Lazzaro di Savena nell’area metropolitana di Bologna in Emilia-Romagna, le abbia dedicato un parco, inaugurato il 3 aprile 2024. Un parco, un giardino, sono i luoghi più appropriati per ricordare lei, una donna che ha costruito giardini ovunque abbia abitato.

Scrittrice, teologa ed eremita, nata nel 1919 e mancata nel 2010, è stata una delle prime donne che è riuscita a farsi ascoltare in una Chiesa e un’Italia assai restie ad ascoltare voci femminili. Ha firmato libri e articoli in cui risuonavano i grandi temi del rinnovamento conciliare: riscoperta della Bibbia, riforma della liturgia, ecumenismo, povertà della Chiesa, impegno per la giustizia. Nel corso della sua vita ha maturato una scelta eremitica, mai interpretata come isolamento o rifiuto dalla storia, ma come continuazione in diversa forma, come scriveva, di «tutti gli amori, le amicizie, gli interessi, gli impegni, le comunioni, gli incontri, le armonie umane e cosmiche».

Al Molinasso, la cascina piemontese dove visse tra gli anni Settanta e Ottanta, «aveva fatto di un deserto un giardino», ammirava un suo vicino contadino; ugualmente nella sua ultima dimora di Ca’ Sassino (Crotte, in provincia di Torino). Ma anche l’appartamento, in cui visse più giovane, nel suo ventennio romano, era arricchito da un terrazzo-giardino «tutto verde e fiorito come un piccolo orto pensile, un pezzo di campagna al quinto piano, più vicino alle nuvole che agli orti della terra». E il castello di Albiano di Ivrea, dove fu ospitata dall’amico vescovo Luigi Bettazzi, aveva giardino e orto, a nutrire quel linguaggio della bellezza nella natura che era la cifra della sua esistenza.

Si può rintracciare una vera «spiritualità del giardino» di Adriana Zarri, riscoprirne l’orizzonte biblico, i riferimenti nei giardini dell’Eden e del Cantico dei Cantici. Il giardino era segno dell’armonia cosmica voluta da Dio, e anche lei, nei suoi giardini e orti, partecipava, viveva, donava armonia e bellezza. «Era un suo modo di pregare, di lodare Dio, quel seminare e far crescere e guidare con la mano i germogli, incantata dal fiorire dell’universo e dal cambiare delle stagioni», annotava l’amica Rossana Rossanda che condivideva con lei passione e cura delle rose antiche.

E in quell’armonia Adriana si immergeva, fino a sentirsi erba, fiore, terra. Severamente critica di ogni antropocentrismo sfruttatore, promotrice di un nuovo «equilibrio ecologico del mondo» e partecipe di una profonda sorellanza con la natura e i suoi elementi: «Fammi verzicare come l’erba, fammi fiorire come il prato, e profumare come il fieno di maggio./ Dammi rugiada e brezza, sereno e caldo; perché io sono la tua terra e Tu sei il mio sole».

di Mariangela Maraviglia
Autrice di Semplicemente una che vive. Vita e opere di Adriana Zarri, IlMulino