· Città del Vaticano ·

La celebrazione a dieci anni dalla canonizzazione

Il coraggio
di san Giovanni Paolo II

 Il coraggio di san Giovanni Paolo  ii  QUO-097
29 aprile 2024

Uomo coraggioso nel difendere, in nome di Dio, la pace, la vita e la dignità di ogni persona: ecco il profilo di san Giovanni Paolo ii tracciato dal cardinale Angelo Comastri nell’omelia della messa celebrata — a dieci anni dalla canonizzazione — nella basilica Vaticana, nel pomeriggio di sabato 27 aprile. A presiedere il rito è stato il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio. Tra i numerosi concelebranti, i cardinali Stanisław Dziwisz e Leonardo Sandri.

«A Giovanni Paolo ii deve essere riconosciuto il merito di essere stato un uomo coraggioso, deciso e coerente nell’epoca delle grandi paure, dei compromessi e della indecisione programmatica» ha affermato Comastri, mettendo in particolare risalto nell’omelia la dimensione mariana di Karol Wojtyła nel segno del motto Totus tuus.

«Giovanni Paolo ii — ha detto — è stato coraggioso nel difendere la pace mentre soffiavano venti di guerra. Chi non ricorda il coraggio dei suoi ripetuti e accorati appelli, anche quando non venivano ascoltati? Talvolta sembrava un profeta che parlava nel deserto dell’indifferenza: eppure Giovanni Paolo ii non si è lasciato scoraggiare, ma ha continuato a dire ciò che lo spirito di Gesù gli suggeriva nel santuario della coscienza». E« Papa Francesco oggi continua questo accorato, e inascoltato, appello alla pace». Entrambi, ha rilanciato il cardinale, «non si sono mai stancati di dire che “la guerra è sempre una sconfitta”».

«Giovanni Paolo ii — ha proseguito — non venne ascoltato, ma la storia gli sta dando ragione: oggi più di ieri». Con coraggio, ha insistito il porporato, e «con un linguaggio assolutamente controcorrente, ha sfidato più volte l’impopolarità per restare tenacemente fedele al suo compito di servo della verità: quella verità che Gesù ha consegnato alla Chiesa e, in particolare, ha consegnato a colui che Egli ha soprannominato “pietra”».

Papa Wojtyła «è stato un uomo coraggioso nel difendere la famiglia in un’epoca in cui si è persa la consapevolezza dell’ineliminabile dualità sposo-sposa e padre-madre» ha proseguito Comastri, ricordando che il Pontefice polacco, «con occhio profetico, aveva nitidamente percepito che oggi è in pericolo l’umanità dell’uomo, cioè il costitutivo progetto dell’umanità come famiglia, come uomo e donna che, attraverso l’amore fedele, diventano culla della vita e luogo insostituibile di crescita e di educazione della vita umana». E sulla stessa linea anche Papa Francesco ha fatto presente che oggi è in atto «una guerra mondiale contro la famiglia».

«Giovanni Paolo ii è stato un uomo coraggioso nel difendere la dignità della vita umana, di ciascuna vita umana, dal concepimento alla morte: l’enciclica Evangelium vitae è un documento straordinario che parla all’intelligenza e al cuore» ha detto Comastri riaffermando che sul diritto alla vita, come testimonia Papa Wojtyła, «si fonda l’umana convivenza».

Con particolare emozione il cardinale ha fatto rivivere alcune pagine del pontificato di Giovanni Paolo ii , tra Fátima e gli storici incontri con Alì Agca e Mikhail Gorbaciov. Ed «è significativo ricordare il fremito che attraversò improvvisamente tutta la persona del Papa alla valle dei Templi, nei pressi di Agrigento, il 9 maggio 1993. Egli gridò tra lo stupore di tutti: “Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!”», rivolgendosi direttamente ai responsabili della mafia. «In quel momento — ha detto — tutti avvertirono che il Papa si esponeva al rischio della vendetta e, forse, anche al pericolo di un nuovo attentato. Ma Giovanni Paolo ii era pronto a dare la vita».

Karol Wojtyła, inoltre, «è stato un uomo coraggioso nel cercare i giovani e nel parlare ai giovani. All’inizio del suo pontificato — ha aggiunto il porporato — sembrava che la Chiesa non riuscisse più a intercettare il linguaggio dei giovani e non avesse più la credibilità presso le nuove generazioni. Giovanni Paolo ii non ha accettato la fuga o la “politica dello struzzo”. Egli sapeva che i giovani senza Cristo, non avrebbero mai potuto trovare il senso della vita e non avrebbero mai potuto assaporare la verità affascinante dell’amore, che è dono di sé e non capriccio che tutto e tutti piega a sé. Il Papa ha cercato i giovani e i giovani l’hanno sentito amico: amico vero, amico sincero, amico che non scende a compromessi per avere audience, amico che non annacqua la proposta evangelica per diventare popolare, amico che non usa la demagogia per strappare gli applausi giovanili. E i giovani — ha concluso il cardinale Comastri — l’hanno applaudito con calore, spontaneità, con manifestazioni di simpatia che spiazzavano coloro che avevano già previsto il funerale della Chiesa e l’estinzione del nome cristiano».