L’amore esige intimità. «L’opposto di solitudine non è stare insieme. È stare in intimità» (Richard Bach). È proprio questa l’intimità a cui ci invita Gesù con le parole del Vangelo di questa domenica: «Rimanete in me e io in voi».
E questa dovrebbe essere l’esperienza genuina e profonda che ognuno di noi dovrebbe fare con Dio. Non possiamo contentarci di un rapporto freddo, abitudinario, saltuario...
Quando due persone si innamorano, cercano la loro intimità, lo scambio reciproco di sentimenti, il “cuore a cuore”. Lo stesso deve avvenire nella fede. Sentite l’esperienza di un mistico orientale: «Il tuo posto nel mio cuore è il mio cuore tutto intero: non c’è posto per nessun altro al di fuori di te. Il tuo spirito è mescolato con il mio spirito, come il vino con l’acqua pura, e quindi in tutto tu sei in me. Sono diventato colui che amo, e colui che amo è diventato me!» (Husayn al-Hallah).
Quale gioia può essere più grande di questa: «Sono diventato colui che amo!». Proviamo a riscoprire questa intensità nel rapporto con Dio.
Continua, ancora, il mistico orientale: «Se penso a te, mi tormenta il desiderio di vederti; se ti dimentico, piango e mi tormento. Sono diventato tutto cuore!... Fammi soffrire di amore».
Riusciremo mai a dire a Dio: «sono diventato tutto cuore»? Riusciremo mai a ricambiare il suo amore per noi? Dice san Giovanni nella seconda lettura: «Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa». Cerchiamo di dilatare il nostro cuore fino alle dimensioni del cuore di Dio.
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
5 maggio, VI Domenica di Pasqua
Prima lettura: At 10, 25-26.34-35.44-48;
Salmo: 97;
Seconda lettura: 1 Gv 4, 7-10;
Vangelo: Gv 15, 9-17.