E finalmente, alla terza puntata, si parte. Dopo aver sognato, aver desiderato, si può partire, si deve partire. Partire, cioè, come ha spiegato Lorenzo Frillici ai microfoni della Radio Vaticana nella terza puntata di Parole in cammino, separarsi, staccarsi da un luogo per andare altrove. Il che presuppone un’altra azione tra il desiderare e il partire: decider-si. La de-cisione è sempre una “cisione”, dal latino: tagliare, così come “re-cisione” o più semplicemente “s-cissione”. De-dicere è un “tagliare via”, tagliare e mettere da parte. La vita è una decisione dopo l’altra, ma la decisione è spesso dolorosa, perché odora, puzza, di morte: devi lasciar andare via una parte di te e scommettere sull’altra parte, puntare su una direzione sacrificando tutte le altre. Quando siamo piccoli siamo e ci sentiamo “toti-potenti”, ma parafrasando Pirandello, finché siamo centomila, rischiamo di essere nessuno anziché uno. Solo quando ci saremo “decisi”, tagliati, fino a essere uno, saremo finalmente qualcuno. Forse questo è passare dalla “porta stretta” del Vangelo. Ecco perché spesso decidiamo di rinviare le decisioni e rimaniamo in-decisi. Tagliare ci fa sanguinare ma ci fa crescere, come la potatura rinforza l’albero. A volte il taglio arriva su spinta della vita, delle circostanze, degli altri. Quest’ultimo è il caso degli Hobbit, Bilbo e Frodo nei racconti di Tolkien, che, casi eccezionali della Contea, partono, escono dalla Contea e riescono a farlo grazie all’incontro con il mago Gandalf che li spinge a prendere la decisione. E la decisione può essere presa non solo per il “lavoro” di Gandalf ma perché sia Bilbo che suo nipote Frodo sono Hobbit “inquieti”. È quella sana inquietudine di cui parla spesso Papa Francesco che incessantemente invita il popolo dei cattolici ad essere «Chiesa in uscita», che spezza la catena dell’autoreferenzialità che ci soffoca e non ci rende liberi. «La vita è la più bella delle avventure ma solo l’avventuriero lo scopre», quest’affermazione, attribuita a Chesterton, rende in modo efficace il mistero della partenza, quel gesto, temerario, di prendere tutto quello che si ha e che si è, e aprire la porta di casa e lasciare il noto per l’ignoto. Un gesto che solo gli esseri umani sono capaci di compiere e compiendolo prendono sul serio tutto il rischio della loro condizione di esseri liberi e responsabili.
di Andrea Monda