· Città del Vaticano ·

L’incontro della settimana

Il Papa catechista
tra i bambini

 Il Papa catechista tra i bambini  QUO-089
18 aprile 2024

Giovedì scorso, 11 aprile, ho visto e ho idealmente letto il commento più bello all’Evangelii gaudium, ossia alla gioia del Vangelo, l’esortazione apostolica considerata il documento programmatico del pontificato di Bergoglio: l’ho visto e letto nell’incontro fra Papa Francesco e circa duecento bambini della mia parrocchia di San Giovanni Maria Vianney, nell’estrema periferia est di Roma. Qui il Papa ha dato inizio alla “Scuola di preghiera” in questo anno dedicato proprio a tale tema, in preparazione al Giubileo del 2025.

In effetti la gioia dei bambini e del vescovo di Roma, e il Vangelo, sono stati gli elementi fondanti di questo incontro di catechesi, che ha avuto come catechista dei bambini in preparazione alla Prima Comunione proprio Francesco.

Un’esperienza umana e spirituale caratterizzata da grande spontaneità, che ha contribuito a far crescere, nel bel mezzo dell’incontro, la gioia dei bambini e il desiderio del Papa di lasciare che essi, quasi al suo orecchio, anche fisicamente, esprimessero domande e riflessioni alla luce di quegli elementi fondamentali della loro giovane vita, però capace di esprimere le domande grandi dei bambini. La famiglia, la fede, la pace, la malattia, la solitudine... Ecco gli spazi umani ed esistenziali in cui i piccoli hanno provocato la riflessione del Pontefice, che ha risposto con grande semplicità e profondità, dimostrando, ancora una volta, di conoscere bene non solo i linguaggi dei bambini ma anche le loro abitudini e la loro capacità di interiorizzare e riflettere ulteriormente.

Mi è sembrato di vedere in questa opera di evangelizzazione Cristo, amico dei piccoli e dei poveri, che sta continuando a spargere i semi del Vangelo. Il luogo di questa semina assomiglia a un campo dove non importa che si incontrino strada, spine, sassi o terreno adatto, perché ciò non appartiene alla valutazione umana di un discernimento parziale. Il campo è il cuore dei bambini dove può arrivare il seme della Parola di Dio, perché c’è un seminatore generoso che non si preoccupa se sta utilizzando energie che non daranno una risposta adeguata. Si preoccupa, piuttosto, che il seme sia gettato più possibile con larghezza, perché sarà l’opera di Dio a farlo crescere e a far sì che gli evangelizzatori — come è stato Francesco per i bambini alla Borghesiana — gli diano la possibilità di compiere il cammino della fede.

Pensando a quanto è accaduto, mi viene da dire che tutto è grazia: la sorpresa di Papa Francesco come catechista dei più piccoli, la sincera e spontanea corrispondenza affettuosa dei bambini, il coraggio di porre domande vere che custodiscono la risposta di senso che essi attendono dagli adulti, la gioia e la festa che la presenza del Pontefice ha innescato in modo non superficiale ma assolutamente reale.

Mi è sembrato di aver intuito in questo incontro di generazioni, solo cronologicamente lontane, ma esistenzialmente e spiritualmente molto ravvicinate, come un passaggio del testimone di chi, come Francesco, sa che in questo presente siamo chiamati a collaborare perché il futuro di generazioni sane e salve è legato ad una fede vissuta e riportata alla quotidianità.

Il «Grazie, Permesso, Scusa» — il “trittico” suggerito dal Papa — vuole costituire ancora una volta l’approccio concreto al problema della relazione fra persone che, spesso nella vita, si ritroveranno a dover ricucire, o addirittura rattoppare, rapporti umani in modo che, con gli atteggiamenti e le scelte legati alle tre parole, questi abbiano il sapore del Vangelo. L’alternativa pericolosa, se non addirittura drammatica, sarebbe quella di relazioni che passano senza averne nostalgia, oppure senza provare il disagio per tutto quello che senza motivo corre il rischio di morire e di non maturare. A questo Francesco, con disinvoltura ma con capacità comunicativa ed educativa, ha voluto richiamare l’attenzione dei bambini, invitandoli a non lasciar cadere nel vuoto tutto quello che alcune volte viene rovinato dalla nostra disattenzione.

La fiducia reciproca, del Papa verso i bambini e dei bambini verso il Papa, ha messo in campo quel tanto auspicato dialogo fra generazioni: un dialogo che è appunto frutto — penso sia importante sottolinearlo — della reciproca fiducia.

Una delle prime domande spontanee dei piccoli, quella che mi ha colpito di più, è stata sul «perché è importante dire grazie per ogni cosa». Francesco ha risposto che il «grazie» è accorgermi che qualcuno ha fatto qualcosa di importante per me; e nel riconoscere un gesto di amore c’è la nascita e lo sviluppo di quella vera forma di carità che viene dalla gratitudine. Nelle parole della preghiera conclusiva dell’incontro di Francesco con i bambini della Borghesiana c’è stato il sigillo alle parole di risposta del Papa sull’importanza della gratitudine; lo Spirito Santo è la garanzia che l’amore che ci è stato dato in dono è lo stesso Dio Padre e suo Figlio Gesù.

di Marco Gandolfo
Parroco di San Giovanni Maria Vianney a Roma