· Città del Vaticano ·

S’incendia il fronte con il Libano mentre si prepara l’attacco a Rafah

Alla ricerca di uno spiraglio diplomatico
nella crisi tra Israele e Iran

A view of an Iron Dome anti-missile battery, near Ashkelon, in southern Israel April 17, 2024. ...
18 aprile 2024

Tel Aviv , 18. Non si fermano gli sforzi internazionali per cercare uno spiraglio diplomatico alla crisi tra Israele e Iran, dopo l’attacco di droni e missili sferrato dalla Repubblica islamica sabato notte, mentre s’infiamma ulteriormente il fronte con il Libano. Razzi di Hezbollah sono stati lanciati nelle ultime ore sulla Galilea. Colpito da razzi e droni il villaggio beduino di Arab al-Aramshe, nel nord di Israele. Il bilancio è stato di 18 feriti, perlopiù soldati riservisti, 4 sono gravi. E Israele ha bombardato varie basi del gruppo filo-iraniano, in particolare nell’area di Ayta ash Shab, nel sud del Paese dei cedri.

Israele ha fatto sapere che deciderà in autonomia su come rispondere all’azione di Teheran: lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, citato dal «Times of Israel», dopo aver incontrato ieri il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, e il capo della diplomazia tedesca, Annalena Baerbock. «Israele si riserva il diritto all’autodifesa», ha aggiunto Netanyahu. «È chiaro che gli israeliani stanno prendendo la decisione di agire», ha evidenziato da parte sua Cameron, conversando con la stampa.

Proprio secondo i media britannici, Israele avrebbe già schierato artiglieria e mezzi corazzati supplementari alla periferia della Striscia di Gaza, facendo pensare che l’esercito si stia preparando all’annunciata offensiva su Rafah. E, stando a fonti egiziane citate da siti arabi ripresi da «Haaretz», gli Usa avrebbero concordato con il piano per un’azione militare a Rafah in cambio di un attacco limitato all’Iran.

Da Teheran il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha dichiarato che, se ci fosse un’azione israeliana contro gli «interessi» della Repubblica islamica, la risposta dell'Iran sarebbe «più dura».

Una cinquantina di Paesi membri delle Nazioni Unite, tra cui anche gli Stati Uniti, ha intanto condannato «in modo inequivocabile» l’attacco lanciato il 13 aprile dall’Iran su Israele, come rappresaglia per il raid sferrato contro il consolato di Teheran a Damasco il primo aprile, in cui sono morti diversi Pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice. Ma al contempo si è tentato di smorzare i toni, invitando ad allentare le tensioni e a rispettare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Domani all’Onu di New York si voterà sulla richiesta della Palestina di ammissione piena alle Nazioni Unite.

Una decisione è già arrivata invece al Consiglio europeo di Bruxelles, dove ieri, ha annunciato il presidente, Charles Michel, sono state varate nuove sanzioni nei confronti di Teheran sul fronte dei droni e dei missili. «L’Ue condanna l’attacco dell’Iran contro Israele. Occorre fare tutto il possibile per contribuire a portare stabilità nella regione ed evitare un’escalation. Chiediamo a tutte le parti di esercitare la massima moderazione», ha scritto sui propri canali social Michel, specificando che Bruxelles s’impegna a collaborare con i partner per porre fine alla crisi di Gaza. A tal fine vengono sollecitati un cessate-il-fuoco immediato, il rilascio incondizionato degli ostaggi, la garanzia di un accesso illimitato agli aiuti umanitari.

In una dichiarazione congiunta, rilanciata da Bloomberg, anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno chiesto il massimo «autocontrollo» in Medio Oriente per risparmiare la regione «dai pericoli della guerra e dalle sue terribili conseguenze».

Il Qatar invece starebbe rivalutando il proprio ruolo di mediazione nei colloqui per il cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas. A riportarlo è «Yedioth Ahronoth», secondo cui Doha avrebbe respinto le accuse, provenienti soprattutto da Israele, di frenare il negoziato per il rilascio dei 133 ostaggi israeliani detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza.