· Città del Vaticano ·

La testimonianza di suor Maria Mattiazzo missionaria in Guinea-Bissau

In moto per portare
la gioia del Vangelo

 In moto per portare la gioia del Vangelo  QUO-082
10 aprile 2024

Ad gentes, ad extra e ad vitam sono le tre peculiarità della scelta missionaria delle suore dell’Immacolata: verso i non cristiani, coloro che non hanno ancora sentito parlare di Gesù Cristo; al di fuori del proprio Paese; e non per un periodo limitato, ma per tutta la vita e con tutta la vita. Tre caratteristiche che coincidono con il percorso della missionaria del Pime (Pontificio istituto missioni estere) suor Maria Mattiazzo, 50 anni di vita consacrata festeggiati pochi mesi fa, prima nella sua città natale, San Zenone degli Ezzelini (Treviso) e poi a Bissau, capitale della Guinea-Bissau, nella parrocchia della Beata Anuarite, «con tutti gli amici cristiani e non che mi vogliono bene». Il Paese africano, afferma la religiosa intervistata da «Popoli e Missione», «è a corto di tutto, con delle infrastrutture sociali, sanitarie, industriali veramente deboli. Ci sarebbe veramente tanto da fare per chi ne avesse veramente voglia». A Bissau, la missionaria fa tutto il possibile per aiutare la popolazione più fragile e portare nei villaggi la Parola di Dio. E sono in tanti a voler bene a suor Maria. A bordo della sua moto si è recata nei villaggi dove nessuno era mai stato prima, per portare la gioia dell’annuncio del Vangelo. Fino a poco tempo fa, sempre a bordo del suo due ruote, andava a far visita alle popolazioni più sperdute, per portare avanti attività di promozione umana e sociale, seguire la costruzione di pozzi, insegnare alle donne la coltivazione degli orti perché potessero offrire ai figli un’alimentazione più equilibrata. «Visitando la popolazione e vivendo con loro — ricorda suor Maria — ci siamo fatte carico delle problematiche, in particolare quelle dell’assistenza sanitaria e dell’educazione». Infatti, l’istruzione nel Paese ha subito profondi cambiamenti. Trent’anni fa, si preferiva far studiare soltanto i maschi, perché «le femmine, dovendosi sposare e obbedire ai mariti, spesso molto più anziani, non ne avevano bisogno. Abbiamo lottato — ricorda la religiosa — fatto un’infinità di incontri, superato tanti problemi, ma oggi abbiamo più femmine che maschi nelle nostre scuole».

Sono circa cinquemila i giovani che frequentano, in questo momento, le scuole promosse dalla congregazione delle suore dell’Immacolata, sei quelle nei villaggi intorno a Mansŏa e sette quelle nei villaggi intorno a Bissorã, tutte scuole di primo grado tranne tre istituti, dove l’insegnamento arriva fino al liceo. «Sono scuole — sottolinea la suora — in autogestione, col programma di Stato e con i loro professori, ma a cui noi, però, facciamo una formazione continua e paghiamo un contributo. Molti di loro sono nostri ex alunni che a un certo punto hanno spiccato il volo», diventando professionisti in Europa o negli Stati Uniti. Il loro successo alimenta l’inquietudine di molti ragazzi e ragazze che, invece, non riescono a costruirsi la loro vita in Guinea Bissau. «I giovani — conclude la missionaria — qui non vedono un futuro. Scappano prima dai loro villaggi verso la capitale, inseguendo vane speranze, e da Bissau, se ci riescono, verso l’Occidente, per cercare di costruirsi quel futuro che qui gli è ancora precluso».

di Francesco Ricupero


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