Riconoscere Gesù nel fratello, specialmente «nel povero, nel disprezzato, nell’umiliato»: è quanto «deve ricordare il mistero del Volto santo». Lo ha detto il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, presiedendo la celebrazione eucaristica domenica 7 aprile a Tagliacozzo, nell’Aquilano. Da tre secoli la cittadina abruzzese festeggia, nella Domenica in albis, l’immagine del Cristo sofferente impressa sul velo della Veronica. Il dipinto è custodito dalle benedettine del monastero dei Santi Cosma e Damiano.
Riferendosi al brano evangelico di Giovanni, il porporato ha parlato dell’incontro degli apostoli col Risorto, che «per ben due volte aveva detto loro: “Pace a voi!”». La pace biblica, ha ricordato, è «il dono dell’armonia, della riconciliazione, della ricomposizione in forma corretta e benevola delle relazioni. Di tutte le relazioni. Anche quelle sociali, economiche, politiche».
Nelle parole degli apostoli a Tommaso — «Abbiamo visto il Signore!» — è racchiuso, secondo Semeraro, il «mistero del volto». Infatti, ha spiegato, «il volto è quella parte del corpo che permette alla persona di vedere»; esso, però, è anche «la parte del corpo che permette di essere visti e identificati sicché è anzitutto dal volto che si definisce la nostra identità».
Anche la festa del Volto santo «ci riporta a una identità: quella di Gesù e quella nostra». A Tommaso, riunito con i suoi compagni, «vedere non bastò». Voleva qualcos’altro, ed ecco che Gesù acconsente: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco...». Quanto più la fede «vacilla in noi — ha osservato Semeraro — tanto più Gesù si fa vicino e si dona con amore».
L’evangelista riferisce poi «la meravigliosa espressione di fede di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”». E Gesù gli risponde con una beatitudine: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!», Ma sembra aggiungere qualcosa: «oltre alle piaghe del mio corpo crocifisso e risorto ci sono altre piaghe da vedere e riconoscere: sono quelle del mio corpo che è la Chiesa». E per vedere e «riconoscere queste piaghe non bastano gli occhi del corpo. C’è bisogno dell’occhio della fede».