Clima change: cambia la geografia delle specie di zanzare
Le zanzare stanno cambiando “casa”. Ed è un po’ colpa anche del climate change. Il nodo del cambiamento climatico viene chiamato in causa da molti esperti anche per approfondire il trend che sta portando malattie un tempo definite tropicali a ben altre latitudini. «Il cambiamento climatico — spiega Sara Epis, professore associato di parassitologia all’università degli Studi di Milano — impatta sulla fisiologia, sul comportamento, sul ciclo vitale e quindi anche sulla distribuzione geografica delle diverse specie di zanzare. E questo è sicuramente uno dei fattori che sta influenzando tanto la diffusione di specie autoctone e di specie aliene come possono essere per esempio la Aedes japonicus o l’Aedes koreicus", cioè le zanzare giapponese e coreana, «che si sono adattate molto bene ai nostri climi». L’attenzione delle autorità sanitarie in queste settimane si è concentrata sul rischio Dengue. Anche per questa infezione, su alcune riviste scientifiche si è affrontato il tema del clima che cambia. Su “Bmj”, per esempio, di recente un gruppo di ricercatori ha correlato questo aspetto all’aumento esponenziale dei casi e della frequenza di epidemie in alcune aree del mondo “inedite” per il virus. Il timore espresso anche qui in Italia è che possa arrivare il vettore principale di Dengue, a dare man forte alla già presente zanzara tigre. Ma Epis rassicura sul fatto che al momento "non abbiamo segnalazioni della zanzara Aedes aegypti", sebbene non si trovi poi così tanto lontano dal Belpaese, visto che «alcuni Paesi che si affacciano sull'area del Mediterraneo» ne hanno già segnalato la presenza. La sua insofferenza per le basse temperature potrebbe far sì che almeno il Nord Italia non rientri nelle sue rotte privilegiate, conclude l’esperta. Ma il climate change non offre garanzie per il futuro.
Rifiuti: carta e cartone, in Italia tasso di riciclo oltre il 90% nel 2023
A pochi giorni dall’avvio della Paper Week, la campagna lanciata da Comieco quattro anni fa per sensibilizzare gli italiani sulla raccolta differenziata e riciclo di carta e cartone, l'Italia si riconferma ancora una volta uno dei Paesi più virtuosi in Europa. Il Piano specifico di prevenzione approvato ieri dal Consiglio di Amministrazione di Comieco, Consorzio nazionale per il recupero e riciclo degli imballaggi cellulosici, ha registrato infatti nel 2023 il superamento del 90% del tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici immessi al consumo: un risultato ampiamente oltre l'obiettivo dell’85% fissato dall’Unione europea per il 2030. «Aver riciclato oltre il 90% degli imballaggi cellulosici immessi al consumo significa aver sottratto alla discarica oltre 4,7 milioni di tonnellate di carta e cartone — commenta Alberto Marchi, presidente di Comieco —. Il tasso di riciclo degli imballaggi dipende ovviamente dall’andamento dell’immesso al consumo degli stessi, che fluttua di anno in anno in relazione all’andamento del mercato e dell’economia; è un dato di conseguenza variabile che va letto considerando il trend degli ultimi anni che dal 2020 evidenzia come l’Italia sia stabilmente sopra l’85%. E questo è senz’altro un risultato importante, che testimonia l’eccellenza della filiera cartaria italiana, in grado di riciclare 12 tonnellate di macero al minuto e di evitare così l'emissione di altrettante tonnellate di CO2 dall’atmosfera».