· Città del Vaticano ·

Il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali a Panamá per il centenario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Paese del Centro-America

Costruire ponti
dove altri vedono divisioni

 Costruire ponti  dove altri vedono divisioni  QUO-077
04 aprile 2024

Il «bene comune», quindi «la giustizia, la pace, la solidarietà a livello internazionale» e la difesa degli «emarginati», attraverso un’opera di «mediazione» e di «persuasione morale» scevra da «ambizioni territoriali, politiche o materiali» e tutta mirata «a costruire ponti, dove altri potrebbero vedere solo divisioni insormontabili». Sintetizza così obiettivi e azioni della plurisecolare diplomazia della Santa Sede l’arcivescovo Paul Richard Gallagher durante una lectio magistralis nell’Università Cattolica di Panamá. Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali si trova dallo scorso 1° aprile nel Paese che lega il Centro e il Sud America per celebrare il centenario dei reciproci rapporti diplomatici.

Nel corso della visita, iniziata con una tappa nel Darién e nel centro di Lajas Blancas che accoglie i migranti sopravvissuti alla giungla al confine con la Colombia, Gallagher ha incontrato il presidente della Repubblica, Laurentino Cortizo Cohen, e il ministro degli Esteri, Janaina Tewaney Mencomo, con la quale – come si legge in un comunicato congiunto –è stata ribadita, tra le altre cose, la ferma volontà di «lavorare insieme per il benessere spirituale e materiale della persona umana»; di istituire «meccanismi bilaterali» per il riconoscimento della personalità giuridica delle entità della Chiesa; di «rafforzare la cooperazione» per l’assistenza spirituale e sociale ai migranti.

Sempre ieri, 3 aprile, monsignor Gallagher ha tenuto la lectio presso l’Università Santa Maria La Antigua interamente incentrata su «aspetti rilevanti» della diplomazia della Santa Sede, alla luce anche delle novità — economiche, sociali, politiche, tecnologiche — che caratterizzano e talvolta aggravano l’epoca attuale. In particolare, il presule si è soffermato sulla tendenza, tipica di quella che il Papa ha definito a più riprese «cultura dello scarto», di affrontare i problemi globali urgenti «sostituendo la centralità della dignità umana con interessi più riduttivi di natura politica o economica», voltando così le spalle ai grandi drammi sociali «come se non esistessero».

«La società e la comunità internazionale devono togliersi gli occhiali scuri che possono causare indifferenza, per guardare in faccia la moltitudine di crisi che oggi la colpiscono, dai conflitti armati e dai disastri umanitari alla degradazione ambientale e al cambiamento climatico», ha affermato l’arcivescovo. «Tutte queste crisi richiedono soluzioni globali».

In tale scenario, la Santa Sede svolge un «ruolo speciale», affrontando i «conflitti culturali e religiosi in tutto il mondo» senza alcuna ambizione di sorta, ma, al contrario, abbracciando principi che hanno come priorità «il benessere di tutta l’umanità, la protezione della dignità umana e la promozione di una pace duratura». L’influenza della Santa Sede nel panorama internazionale, ha sottolineato Gallagher, è «multiforme» e il suo status giuridico la distingue come «autorità morale sovrana e indipendente», consentendole così di «partecipare attivamente alle relazioni internazionali», sostenendo «uno standard etico più elevato».

La missione della Santa Sede «supera le frontiere geografiche, le limitazioni temporali e le affiliazioni politiche», ha evidenziato Gallagher. Caratteristica, in tal senso, è «la persuasione morale», intesa come azione di «orientamento morale e di leadership etica in una società dove il potere politico auto-riferito potrebbe non essere sufficiente». Missione adempiuta attraverso «partnership strategiche con nazioni, organizzazioni e persone di buona volontà che condividono il suo impegno per i diritti umani fondamentali e la dignità umana». Cosa ben diversa da «alleanze» e «blocchi politici» da cui la Santa Sede «mantiene saldamente la sua indipendenza», preferendo, anzi, «la cooperazione e la mediazione pacifica». Proprio questo «le permette di svolgere il ruolo di mediatore affidabile».

Gran parte della lectio di monsignor Gallagher si è concentrata poi sulla figura del Papa e in particolare sulla visione di Francesco che ha orientato la diplomazia vaticana ad affrontare in modo urgente i problemi della povertà mondiale, del cambiamento climatico e della migrazione, della difesa della pace e della non violenza. L’autorità del Papa, sebbene il suo «ruolo politico» sia mutato nel tempo, continua ad essere riconosciuta «formalmente e diplomaticamente», permettendo così di esercitare il suo ruolo attraverso «l’interazione personale con i leader mondiali e il suo impatto sulle coscienze spirituali e morali», ha detto il segretario per i Rapporti con gli Stati. Importante, in quest’ottica, ricordare come il Papa «contribuisca alla risoluzione dei conflitti promuovendo negoziati pacifici e interventi umanitari». Papa Francesco «ha ripetuto molte volte la necessità di costruire ponti, ed è per questo che non smette mai di essere disponibile a mediare nei conflitti e promuovere il dialogo tra le nazioni, utilizzando una neutralità positiva e la sua visione compassionevole per ridurre le tensioni e promuovere la pace».

L’arcivescovo Gallagher ha quindi elencato i principi promossi dal Papa e dal suo magistero: la fratellanza universale; la difesa della dignità umana; la protezione totale della vita «dalla concezione fino alla morte naturale»; la difesa di diritti umani e libertà; la promozione del multilateralismo e di sistemi economici che privilegino equità e giustizia; il superamento della «visione utilitaristica dell'essere umano» e del «generale disprezzo per la sostenibilità ambientale». Una «attitudine egoistica», quest’ultima, che colpisce soprattutto non nati, anziani, bisognosi, ma anche migranti e rifugiati, spesso vittime di «un fiorente business che consente di accumulare profitti illeciti dal traffico di esseri umani». «Papa Francesco chiama costantemente la comunità internazionale ad affrontare seriamente queste tragedie umane e a cambiare atteggiamento verso quello che definisce una “cultura dell'incontro”», ha rimarcato Gallagher.

In mezzo a numerosi appuntamenti (oggi è prevista la Messa con la comunità cattolica nella cattedrale di Panamá), il segretario per i Rapporti con gli Stati ha partecipato alla cerimonia di piantumazione di un albero in occasione dei cent’anni delle relazioni diplomatiche Santa Sede-Panamá. Un segno «universale», l’albero, ha detto, di «amicizia» e «solidità» delle radici e, al contempo, segno «eloquente» di speranza che richiama alla «responsabilità inevitabile di ciascuno di noi nel custodire e coltivare le nostre relazioni a favore di una società più giusta, più solidale, più in linea con i valori del Vangelo e più rispettosa della creazione».

di Salvatore Cernuzio