· Città del Vaticano ·

Gaza
Il mondo guarda con orrore

EDITORS NOTE: Graphic content / TOPSHOT - People gather around the carcass of a car used by US-based ...
03 aprile 2024

Tel Aviv , 3. Indignazione, sgomento, orrore. Il giorno dopo l’attacco da parte di un drone israeliano contro gli operatori umanitari della ong statunitense World Central Kitchen (Wck) mentre distribuivano aiuti alimentari a Gaza (sette i morti accertati), le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere. E sono state pressoché unanimi di ferma condanna. A poco sono valse «le scuse sincere» espresse per l’accaduto dal presidente di Israele, Isaac Herzog; il dolore manifestato dalle Forze di difesa israeliane (Idf) per un «errore di identificazione non intenzionale»; o l’ammissione di responsabilità del premier Benjamin Netanyahu, che ha parlato di «tragico caso in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia». «Succede in guerra», ha aggiunto Netanyahu, «faremo di tutto perché non accada più».

Dure le Nazioni Unite che, attraverso il segretario generale, António Guterres, hanno sottolineato come ad oggi «il numero degli operatori umanitari uccisi in questo conflitto» sia ormai «di 196, inclusi più di 175 membri del nostro personale Onu. Questo è inconcepibile». Mentre la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russel, si è definita sconvolta e ha ribadito che «le vite degli operatori umanitari e delle persone che assistono devono essere sempre protette». Anche perché, come avvenuto in questo caso, repentine possono essere le ricadute sulle attività di aiuto e assistenza a discapito della popolazione stremata da sei mesi di guerra e violenze.

La Wck, fondata dallo chef spagnolo José Andres, ha immediatamente sospeso il lavoro nella Striscia: le tre navi e la chiatta partite sabato nella seconda missione delle ong Open Arms e, appunto, Wck stanno facendo ritorno a Cipro, senza consegnare gli aiuti. E così hanno deciso anche altre ong, come American Near East Refugee Aid (Anera), da tempo impegnata nella distribuzione di pasti in Palestina.

«Indignato e addolorato» si è detto il presidente degli Usa, Joe Biden, principale alleato di Israele, con il quale nelle ultime settimane non mancano tuttavia i momenti di tensione proprio sulla gestione delle ostilità a Gaza. Israele, ha detto il leader della Casa Bianca, «non ha fatto abbastanza per proteggere gli operatori umanitari che cercano di fornire ai civili l’aiuto di cui hanno disperatamente bisogno, e per proteggere i civili stessi», e questo nonostante Washington abbia più volte esortato Netanyahu «a decongestionare le operazioni militari contro Hamas con operazioni umanitarie, al fine di evitare vittime».

Parole di condanna e richiesta di un’indagine approfondita e imparziale sono giunte anche da parte dell’Alto rappresentante per la Politica estera e di difesa dell’Ue, Josep Borrell, che è tornato a invocare la pronta attuazione della risoluzione Onu per «un cessate-il-fuoco immediato, un pieno accesso umanitario e una protezione rafforzata dei civili». E il premier della Polonia, Donald Tusk, per parte sua, ha dichiarato che l’attacco al convoglio di Wkc, in cui ha perso la vita anche un volontario di nazionalità polacca, e la reazione di Israele stanno mettendo «alla prova» la solidarietà con questo Paese.

Mentre la Banca mondiale ha quantificato in oltre 18 miliardi di dollari i danni causati dalla guerra a Gaza e il bilancio delle vittime è stato aggiornato dai responsabili sanitari palestinesi a 33.000, le operazioni belliche sul terreno non accennano tuttavia a diminuire. Anzi, è sempre alto il rischio di una estensione delle ostilità anche ad altri territori. Nella cittadina di Kochav Yair, non distante dalla Palestina, quattro agenti israeliani sono stati feriti (uno in modo grave) la notte scorsa in un attacco con un’auto lanciata contro di loro; e raid militari israeliani sono in corso in tutta la Cisgiordania con arresti nelle città di Qalqilya e Hizma, situate a nord-est di Gerusalemme est. E sempre ieri una raffica di circa 10 razzi è stata lanciata dal Libano verso la Galilea occidentale.

Sul fronte diplomatico, mentre restano in stallo i negoziati al Cairo, si segnala la notizia che il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, voli a Washington la prossima settimana per colloqui su come «rafforzare la relazione strategica Israele-Usa, riportare gli ostaggi in patria e il ruolo di Israele nella regione».