Il buon senso dei Vescovi del Lazio
e la sordità delle istituzioni
Ridurre gli orari di apertura di sale giochi ed esercizi commerciali abilitati; impedire il gioco a persone in stato di manifestata ubriachezza; separare in modo netto gli spazi dedicati agli apparecchi da gioco dagli altri ambienti aperti al pubblico. Era il 5 dicembre del 2022 quando i Vescovi della Regione Lazio, su forte richiesta delle rispettive Caritas diocesane, lanciavano ai sindaci della regione queste tre proposte per affrontare la diffusione dell’azzardo e arginarne i danni per le persone e le comunità locali. Tre proposte di buon senso, cadute, purtroppo, nel vuoto. Alla conferenza stampa di presentazione era presente un solo sindaco, quello di Palestrina.
Due anni dopo, la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata, ma questo non ha impedito alla Chiesa di continuare a farsi sentire, così come aveva già fatto nel 2017 pubblicando un sussidio della Caritas diocesana dal titolo «(s)Lottiamo contro l’azzardo — gioco d’azzardo di massa e ruolo delle comunità».
Parla chiaro anche il rapporto «Ripartire si può», presentato lo scorso febbraio, della Fondazione Salus Populi Romani sugli interventi effettuati a sostegno di persone sovraindebitate e a rischio usura. Nel focus dedicato all’azzardo — «un’emergenza sociale sottovalutata» — si nota come il denaro “giocato” «non rappresenta solo la sottrazione di una montagna di risorse dall’economia reale, ma costituisce l’espressione di una delle più grandi politiche di disgregazione sociale, personale e familiare in atto nel Paese, purtroppo sotto il manto di legalità attribuitogli dalla miopia dello Stato italiano».
E in riferimento al decreto legislativo sul gioco on line — che, al momento della pubblicazione del rapporto, era ancora allo studio delle commissioni parlamentari — richiama i decisori politici a «un’operazione coraggiosa di intervento capace di leggere l’azzardo — dal vecchio lotto e superenalotto al gratta e vinci, alle lotterie, ai “pacchi” e alle “ruote” di turno, alle scommesse sugli eventi sportivi — per quello che davvero rappresenta: una grande resa della capacità dell’uomo di costruire i suoi percorsi di promozione umana e di sviluppo, di fronte al dilagare del primato del denaro per raggiungere una illusoria felicità con il serio rischio invece di ritrovare gravata la propria esistenza da patologie e sovraindebitamento».
Anche questo un grido inascoltato.