· Città del Vaticano ·

Il claun Pimpa che riaccende i sorrisi dei bambini spenti dall’orrore delle bombe

Giocare alla pace dove c’è la guerra

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07 aprile 2024

Il naso rosso ed il giubbotto antiproiettile. I trampoli e le case sventrate da un missile. Le bolle di sapone e le luci di un bunker antiaereo. In tutte le foto di Marco Rodari c’è questo contrasto tra la vita e la morte, tra i colori della pace ed il nero della guerra. E non importa se siano state scattate nella Striscia di Gaza o in Iraq, in Siria o in Ucraina. Tutte testimoniano di un uomo che si è trasformato in clown e che ha deciso di calpestare la polvere delle strade delle città rase al suolo dalla furia dei combattimenti per riaccendere i sorrisi dei bambini spenti dal dramma e dal dolore.

Solo Dio sa quanta fatica faccia Marco Rodari, 48 anni, originario di Loggiano in provincia di Varese, a stare dietro al suo claun Pimpa che da anni viaggia senza sosta nei teatri dei conflitti internazionali più duri, per tirare fuori da un cappello un improbabile mazzo di fiori o far comparire dal nulla uno straordinario zucchero filato.

Quando L’Osservatore di Strada riesce a contattarlo, lui è già arrivato tra le macerie ucraine di Donec’k, nel cuore del Donbass. E ci si può scommettere che anche lì ha messo in pratica quelli che il claun Pimpa considera i suoi tre principali comandamenti: «Regalare sorrisi e meraviglie, insegnare qualcosa affinché i bambini possano diventare sani portatori di pace, contagiare gli altri con la speranza che qualcuno di loro possa seguire le mie orme ed innamorarsi dell’animazione fatta in questi contesti».

Chissà cosa avranno pensato i bambini dei villaggi distrutti del Donbass quando si sono visti comparire davanti quel pagliaccio dal sorriso contagioso e dalla magia pasticciona e divertente. Chissà se per un attimo hanno cancellato dalla mente il fragore delle bombe e il singhiozzo del pianto. Una cosa è certa, per Marco Rodari: dopo aver sfiorato la morte si aspettano di tutto, ma non certo di toccare con mano un vero clown in carne ed ossa. «Quando nei bunker mi tolgo il giubbotto antiproiettile e svelo ai piccoli il vestito da clown, il loro sguardo diventa incredibile. In quel momento, getto un seme di gioia nel cuore di ogni bambino che pensa che la vita sia solo brutta», racconta.

C’è un luogo disastrato che, però, più di ogni altro, il claun Pimpa — e Marco Rodari — considera come la sua casa: Gaza. Tutto è nato nel 2009 quando, su invito dell’allora parroco della chiesa latina della città palestinese della Striscia, ha potuto portare il suo naso rosso tra la popolazione già allora sofferente. In poco tempo, grazie anche alla sua associazione “Per far sorridere il Cielo”, ha creato una scuola di clown gazawi che continua a far sognare e divertire, anche oggi che imperversano i missili israeliani e si muore di fame e di sete. «Prima di quest’ultima guerra — ricorda— nel 2014 ne ho vissuta un’altra, terribile, chiamata “Margine protettivo”. In quell’occasione non solo abbiamo fatto ridere i bambini, ma abbiamo ricostruito anche delle case».

Claun Pimpa, dopo l’Ucraina, vorrebbe poter tornare a Gaza, ma lì non fanno più uscire ed entrare nessuno. Nemmeno un pagliaccio col naso rosso armato di un pericolosissimo cappello magico.

di Federico Piana