· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

Islam
Le preghiere delle donne nella tradizione islamica

Quelle suppliche nel Corano

 Quelle suppliche nel Corano  DCM-004
06 aprile 2024

«As Salatu a’mududdin», la preghiera è l’asse della religione, dice la tradizione islamica. È il punto comune per eccellenza tra tutte le fedi e le confessioni religiose, sia pure con forme, nomi e pratiche differenti. Ci si rivolge al Creatore, allo Spirito eterno e Sapiente dell’universo. Si prega per chiedere sostegno, sollievo a un dolore o una sofferenza, guarigione da una malattia oppure per crescere e avere un cuore più illuminato, per incontrare il divino, raggiungere la Pace.

Una preghiera al femminile, molto bella, la si trova nel Corano recitata da una donna di elevata condizione sociale, economica e politica: la moglie del Faraone.

È una donna che ha tutto ciò che si potrebbe desiderare nel e dal mondo, il massimo potere mondano. Ma lei chiede altro: con un coraggio esemplare e illuminante chiede al Signore di essere salvata dal Faraone per seguire il bene e la retta via. Non le importa di rinunciare al potere sapendo che di fronte alla bellezza divina non conta nulla: «Dio ha proposto come esempio ai credenti la moglie di Faraone, quando disse: ”Mio Signore! Erigimi presso di te una casa nel paradiso. Salvami dal Faraone e dal suo operato! Salvami da una gente iniqua!”»(Corano 66,11). Una preghiera più che attuale. Incoraggia tutti, uomini e donne, ad avere la coscienza viva e sveglia, e a scegliere la giustizia e il bene, anche se questo comporta la perdita di una posizione di prestigio.

Una seconda preghiera è quella della madre di Mosè bambino, disperata per la sorte del figlio che rischia di morire, ucciso dall’uomo potente e ingiusto del tempo, il Faraone. In silenzio entra in una supplica intima con il suo Signore, quasi senza esprimere le parole perché a volte il peso del dolore toglie il fiato. La preghiera di questa grande donna trova riscontro, nel Corano è scritto: «Rivelammo alla madre di Mosè : “Allattalo, ma in caso di pericolo gettalo nelle acque, e non sentir timore né afflizione. Certo Noi te lo renderemo e faremo di lui un messaggero”»(Corano 28,7).

Questa preghiera, oltre a innalzare la posizione di una semplice madre all’altezza dei grandi profeti, avendo usato la parola awhayna, cioè “Rivelammo”, indica la via della speranza. C’è bisogno di una fede salda per compiere un atto apparentemente irrazionale o impossibile: «gettalo nelle acque» viene detto alla madre di Mosè. Ma lei ha fiducia e decide di abbandonarlo nel fiume in una cesta affidandolo alla misericordia del Signore. Una storia purtroppo attuale: quante madri oggi gettano i loro propri figli nei gommoni in mezzo al mare per salvarli dalla morte certa?

Una donna è conosciuta nella tradizione islamica come la madre della spiritualità: Rabi’a al-‘Adawiyya (nota anche come Rabia al- Basri) , vissuta nel primo secolo islamico (713 dopo Cristo) a Basra, in Iraq. Rabi’a prega con queste parole: «O mio Dio, tutto ciò che mi hai riservato delle cose terrene, donalo ai Tuoi nemici; e tutto quanto mi hai riservato nell’aldilà, donalo ai Tuoi amici. Perché Tu mi basti. O mio Dio, se ti adoro per timore dell’inferno , bruciami nell’inferno; e se Ti adoro per speranza del paradiso, escludimi dal paradiso; ma , se Ti adoro unicamente per Te stesso, non mi privare della Tua bellezza eterna» (in italiano sono stati pubblicati I detti di Rabi’a, a cura di Caterina Valdrè, Adelphi 1979).

Tra islam e cristianesimo ci sono linguaggi vicini e quasi comuni, ad esempio nella preghiera di san Francesco di Assisi.

Nella tradizione islamica in modo simbolico si dice che i nomi di Dio siano 99. E il fedele si rivolge a tutti questi, In verità sono molti di più già all’interno del testo coranico ad indicare una molteplice e costante presenza. Il Corano (59,22) vede una sola fonte per ogni apparizione di bellezza e bene:

I nomi più belli Gli appartengono.

Lui è Iddio! Non v’è Dio che Lui!

Lui è Colui che conosce quanto è nascosto e ciò che è apparente. Lui è il Misericordioso, Il Clemente.

Lui è Dio, non v’è Dio che Lui!

Lui è il Re, Il santo, la Pace, Colui che testimonia della Sua Propria veridicità. Il Vigilante, l’Onnipotente, il fortissimo, il Grandissimo.

Gloria a Dio, il Creatore. Colui che dà un principio ad ogni cosa; Colui che plasma. I nomi più belli Gli appartengono. Quanto è nei cieli e sulla terra celebra le sue lodi. Lui è l’Onnipotente, il Saggio.

Per questo il linguaggio di san Francesco nella lode di Dio Altissimo risulta comprensibile ai musulmani. I nomi di Dio evocati dal santo di Assisi sono tutti presenti nel Corano:

Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende.

Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo. Tu sei il Re onnipotente. Tu sei il Padre santo, Re del cielo e della terra.

Tu sei trino e uno, Signore Iddio degli dèi. Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero.

Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza. Tu sei la pace. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza. Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei ogni nostra ricchezza.

Tu sei bellezza. Tu sei mitezza. Tu sei il protettore. Tu sei il custode e il difensore nostro. Tu sei fortezza. Tu sei rifugio. Tu sei la nostra speranza.

Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra carità. Tu sei tutta la nostra dolcezza.

Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

di Shahrzad Houshmand Zadeh