· Città del Vaticano ·

Nella Croce
il dolore del mondo

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30 marzo 2024

Nella Croce di Cristo, la croce di tanti «“cristi” umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia», ma anche di tutta l’umanità segnata dalla guerra, dalla violenza sulle donne. Senza dimenticare i bimbi non «nati e quelli abbandonati», i giovani, «in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore», gli anziani scartati, i detenuti e chi è solo, «i popoli più sfruttati».

Tutto il dolore e la sofferenza del mondo sono stati presenti nella Via Crucis celebrata al Colosseo nella sera del Venerdì santo, 29 marzo. Se ne è fatto interprete il Papa con le meditazioni da lui preparate per l’occasione. Sono state le prime scritte da Francesco in undici anni di pontificato e hanno avuto come tema «In preghiera con Gesù sulla via della Croce».

Parole risuonate davanti ai 25.000 fedeli intervenuti, che insieme a quanti erano collegati attraverso i media si sono raccolti in comunione spirituale con il Pontefice, il quale ha seguito il rito da Casa Santa Marta «per conservare la salute in vista della Veglia di domani e della Santa Messa della domenica di Pasqua», come ha comunicato la Sala stampa della Santa Sede poco dopo le 21. Anche nel 2023 il Papa non poté partecipare di persona la Via Crucis. E come allora, quest’anno il rito è stato presieduto dal cardinale Angelo De Donatis, vicario generale per la diocesi di Roma.

A portare la croce si sono alternate varie categorie di persone, a rappresentare tutta la Chiesa e la comunità civile, per unire nella preghiera l’umanità ferita al Cristo Crocifisso. Alla prima stazione sono state alcune monache di clausura e un eremita, seguite da residenti in una casa famiglia e da persone accolte in una comunità di recupero e di assistenza sociale. Poi si sono susseguiti una famiglia, persone con disabilità, partecipanti ad alcuni gruppi di preghiera, sacerdoti che amministrano il sacramento della confessione in basiliche romane, donne impegnate nella pastorale sanitaria. Infine è stata la volta di un gruppo di migranti, dei catechisti, dei parroci romani, delle giovani consacrate e delle persone impegnate nella Caritas diocesana. Le torce sono state portare da giovani universitari.

Il rito ha preso avvio dalla cavea del Colosseo. Delle quattordici stazioni, le prime cinque hanno avuto come scenario le gallerie dell’anfiteatro Flavio, mentre le altre nove il parco del Palatino.

La Via Crucis si è conclusa con una preghiera in cui per 14 volte è stato invocato il nome di Gesù. In particolare, al Signore sono stati affidati «le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del tuo nome», ma anche coloro che «patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesanti». Un’invocazione è stata riservata alle famiglie e alle persone che «stasera hanno pregato dalle loro case, gli anziani, specialmente quelli soli, gli ammalati, gemme della Chiesa che uniscono le loro sofferenze alla tua». E si è pregato perché il Signore aiuti a stringere nella comunione i credenti, a «infondere sentimenti fraterni e pazienti», per «collaborare e a camminare insieme», custodendo «la Chiesa e il mondo nella pace».

La celebrazione della Passione del Signore


Nel pomeriggio, nella basilica Vaticana, Papa Francesco aveva presieduto la celebrazione della Passione del Signore. Anche in questa circostanza, il ricordo e la sollecitudine sono stati rivolti all’umanità intera, ferita dal male, dalle atrocità delle guerre, ma anche alla comunità ecclesiale, abbracciando i non credenti e gli appartenenti alle altre religioni.

Ciò è stato reso evidente nella preghiera universale, quando sono state elevate undici intenzioni: per la Chiesa, il Pontefice, tutti i fedeli, i catecumeni, l’unità dei cristiani, gli ebrei, coloro che non credono in Cristo, coloro che non credono in Dio, i governanti, quanti soffrono a causa della guerra, quanti sono nella prova.

Preceduto dalla recita del Rosario, il rito è stato scandito, come di consueto, dalla liturgia della Parola, dall’adorazione della Croce e dalla comunione. Il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ha offerto la meditazione (che pubblichiamo integralmente in questa pagina), seguita da un tempo di silenzio per la riflessione personale.

Dopo la preghiera universale propria del Venerdì santo, è iniziata la seconda parte della celebrazione: l’adorazione della Santa Croce. Il diacono l’ha portata processionalmente attraverso la navata centrale, facendo tre soste, durante le quali un cantore della Cappella Sistina ha intonato ogni volta: Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pependit. Ad ogni sosta il diacono ha alzato in alto la croce presentandola poi a Francesco, il quale ha compiuto l’adorazione silenziosa, suggellata con un bacio. Il Papa l’ha quindi sollevata offrendola all’adorazione di tutti i presenti.

Sull’altare è stato collocato il Santissimo Sacramento, portato dal diacono dalla Cappella della Reposizione, passando per la navata centrale. Il cardinale Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il clero, ha guidato successivamente la recita del Pater Noster. Dopo la comunione, la celebrazione si è conclusa con l’orazione sul popolo da parte del Pontefice.

Erano presenti 37 cardinali, tra i quali il decano Re, il vicedecano Sandri e il segretario di Stato Parolin. Ventisei gli arcivescovi e i vescovi, numerosi i sacerdoti. Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, e Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali; i monsignori Campisi, assessore, e Fernández González, capo del Protocollo. Tra le personalità, il Gran maestro del Sovrano militare ordine di Malta, John T. Dunlap. Hanno prestato servizio liturgico i ministranti del Saint John Vianney Seminary del Minnesota, negli Stati Uniti d’America.