· Città del Vaticano ·

La messa “in Coena Domini” celebrata dal Pontefice nella Casa circondariale femminile di Rebibbia

La vocazione del servizio

 La vocazione  del servizio  QUO-073
29 marzo 2024

L’omelia di Francesco


Ieri pomeriggio, 28 marzo, il Papa si è recato alla Casa circondariale femminile di Rebibbia per celebrare l’Eucaristia in
Coena Domini del Giovedì santo e incontrare le detenute e gli operatori della struttura. Si trova alla periferia di Roma, lungo la via Tiburtina, ed è intitolata a Germana Stefanini, vigilatrice penitenziaria che qui lavorava, assassinata nel gennaio 1983 da appartenenti a un gruppo terroristico. Al suo arrivo, accolto da monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, Francesco ha salutato la direttrice Nadia Fontana; quindi ha presieduto la messa vespertina, concelebrata con il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, e dopo la proclamazione del Vangelo, ha pronunciato a braccio l’omelia che pubblichiamo qui accanto. Quindi, come di consuetudine, ha ripetuto il gesto di Gesù durante l’Ultima Cena, lavando i piedi a 12 detenute di diversa nazionalità: la più anziana è romana e compirà sessant’anni durante il Giubileo del 2025; la più giovane ne ha 31. Al termine del rito, la direttrice ha rivolto un breve ringraziamento al Pontefice e presentato i doni offerti: un cesto di prodotti coltivati nell’orto del penitenziario, una corona del Rosario, fatta di uncinetto e perle, e due stole, realizzate dalle stesse recluse nei laboratori di collane e di cucito. Da parte sua il Pontefice ha lasciato un quadro raffigurante un’immagine della Madonna con Bambino, intitolato “Proteggo te”.

In questo momento della cena, due episodi attirano la nostra attenzione. La lavanda dei piedi di Gesù: Gesù si umilia, e con questo gesto ci fa capire quello che aveva detto: «Io non sono venuto per essere servito, ma per servire» (cfr. Mc 10, 45). Ci insegna il cammino del servizio.

L’altro episodio — triste — è il tradimento di Giuda che non è capace di portare avanti l’amore, e poi i soldi, l’egoismo lo portano a questa cosa brutta. Ma Gesù perdona tutto. Gesù perdona sempre. Soltanto chiede che noi chiediamo il perdono.

Una volta, ho sentito una vecchietta, saggia, una vecchietta nonna, del popolo... Ha detto così: «Gesù non si stanca mai di perdonare: siamo noi a stancarci di chiedere perdono». Chiediamo oggi al Signore la grazia di non stancarci.

Sempre, tutti noi abbiamo piccoli fallimenti, grandi fallimenti: ognuno ha la propria storia. Ma il Signore ci aspetta sempre, con le braccia aperte, e non si stanca mai di perdonare.

Adesso faremo lo stesso gesto che ha fatto Gesù: lavare i piedi. È un gesto che attira l’attenzione sulla vocazione del servizio. Chiediamo al Signore che ci faccia crescere, tutti noi, nella vocazione del servizio.

Grazie.