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In Camerun un centro di formazione femminile gestito dalle suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret

Salvate da matrimoni precoci
e dalla strada

 Salvate da matrimoni precoci e dalla strada  QUO-070
26 marzo 2024

A Ngaoundal, in Camerun, le religiose di Santa Giovanna Antida Thouret portano avanti un centro di formazione femminile e due ambulatori. Afferma suor Claudine Boloum: «Da quando siamo qui ci sono stati miglioramenti nella condizione della donna».

In fuga da un matrimonio precoce o dalla strada. Lo sono quasi tutte le ragazze che arrivano al centro di formazione femminile di Ngaoundal, nella regione di Adamaoua, in Camerun. È in questo villaggio che le suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, presenti nel Paese africano dal 1987, hanno dato vita al progetto finalizzato al sostegno di queste giovani che, già a 12 anni, rischiano il matrimonio imposto dai genitori o, in alternativa, di finire nella rete della prostituzione. «Una volta che le hai rese indipendenti è difficile intrappolarle», osserva convinta suor Claudine Boloum. Ciadiana, da quattro anni in Camerun, la religiosa spiega che «la scuola apre gli occhi a queste ragazze, che cominciano a riflettere». A quel punto, a casa non riescono più a farle sposare prima del tempo e, una volta resesi indipendenti, è difficile farle cadere nella prostituzione.

I gruppi di nomadi


Nel centro istituito dalle religiose arrivano perlopiù ragazze musulmane di etnia Foulbé o Mbororo, nomadi che «lavorano e vivono con gli animali, che sono la loro priorità», prosegue suor Claudine. In questi gruppi «la donna non è valorizzata; gli uomini ne hanno più di una, non hanno lavoro e spesso non riescono neanche a dar da mangiare ai loro figli». Le religiose negli anni hanno cercato di sostenere le famiglie e alcuni miglioramenti ci sono stati: «Ora anche le donne vogliono lavorare, hanno capito che possono essere responsabili e iniziato a mandare le figlie a scuola». A queste giovani vengono insegnati taglio e cucito, ma anche contabilità, e poi, alla fine della formazione, sapranno esprimersi sia in inglese sia in francese.

Ina e Nadia


Un esempio di queste giovani coraggiose è quello di Ina, sposata, che ha deciso di studiare per poter uscire di casa e per poter, un giorno, lavorare, un obiettivo che raggiungerà solo con il consenso del marito e dei genitori. Diversa la storia di Nadia che arriva da Ngaoundéré, luogo molto lontano dalla scuola. «I genitori — racconta la suora — non hanno i mezzi per mandarla a una scuola normale e quando ha sentito parlare della nostra ha deciso di iscriversi per imparare a cucire, ed è riuscita a trovare i soldi». Una volta imparato potrà rientrare a casa e dar vita al suo sogno, aprire il suo piccolo negozio. Tutto ciò però sarà possibile solo se qualcuno le regalerà una macchina da cucire, che è quello che le suore della Carità fanno quando si tratta di giovani provenienti da famiglie molto povere.

La sfida degli stregoni


Sempre nella stessa area, le religiose di Santa Giovanna Antida Thouret hanno creato due ambulatori, il “Pietro Pecora” e il “Santa Agostina”, affidati a infermieri. È qui che vengono curati i casi meno gravi di malaria ed è qui che vengono somministrati i vaccini ai bambini e seguite le donne in gravidanza. «Il perché di due ambulatori — anticipa la domanda Claudine — deriva dal fatto che in tanti non credono alla medicina moderna. Prima di venire qui vanno dagli stregoni, da chi li cura con la “medicina tradizionale” e quindi con le foglie; è solo quando si accorgono che la persona rischia la morte che decidono di portarla in ospedale», che però dista cinque chilometri dal villaggio. Ecco quindi che la presenza dei due ambulatori in mezzo agli abitanti finora ha aiutato a salvare diverse vite. Malaria, tifo, tubercolosi, malnutrizione: è ciò da cui sono affetti la maggior parte dei pazienti, molti dei quali sono bambini molto piccoli. «Bevono solo latte crudo», spiega, «si ammalano di Tbc e non riescono a nutrirsi abbastanza».

La questione farmaci


«Qui al “Pietro Pecora” — informa Nestor Sadoli, infermiere e responsabile del centro — abbiamo un programma di vaccinazioni, ci occupiamo di medicina prenatale, di parti, abbiamo laboratori di analisi e provvediamo anche alle vaccinazioni nei villaggi. Abbiamo casi di malaria, dissenteria, malnutrizione, febbre tifoide e qualche volta di ipertensione e diabete tra gli anziani». Uno tra i problemi più gravi è la reperibilità dei farmaci.

Il ruolo del Gruppo India


Un pozzo, un centro di formazione, due ambulatori, l’acquisto di medicine e nessun sostegno dallo Stato che di promesse negli anni ne ha fatte tante. «Materiali, macchine da cucire per la scuola, tutto questo arriva grazie alla sovvenzione annuale del Gruppo India (onlus fondata dal gesuita Mario Pesce, ndr) che ci aiuta a dare alle ragazze una vita migliore», conclude Claudine Boloum.

da Ngaoundal
Francesca Sabatinelli


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