![Il maestro dell’esattezza QUO-069 Il maestro dell’esattezza QUO-069](/content/dam/or/images/it/2024/03/069/varobj23887099obj2035841.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.500.281.jpeg)
Di pianisti del livello di Maurizio Pollini nel mondo ce ne saranno stati una manciata, di musicisti che rivendicano un ruolo sociale ancora meno. Con lui, che il 5 gennaio aveva compiuto 82 anni, il 23 marzo è morto un intellettuale che non ha mai vissuto la musica come qualcosa di distaccato dalla vita, che ha sempre espresso pubblicamente le sue idee e il suo impegno civile e politico, come quando negli anni Settanta suonava nelle scuole o nelle fabbriche, o quando criticava la guerra in Vietnam o i governi in carica. Per questo suonava Mozart, Chopin, Beethoven, ma anche Schönberg, Berio, per non dire di Luigi Nono del quale è stato forse il massimo interprete.
I Progetti Pollini erano programmi senza confini tra classico e contemporaneo, non per “educare” ma per coinvolgere il pubblico nella musica del proprio tempo. E quando qualcuno si lamentava ricordava che «quando Beethoven scrisse l’Eroica, tanti dissero “speriamo che torni a comporre una musica più gentile”». Lui lo poteva dire perché avrebbe potuto continuare a suonare solo Mozart e sarebbe comunque stato tra i più grandi del mondo. Basti pensare che quando a 18 anni vinse il prestigioso Concorso Chopin a Varsavia, Arthur Rubinstein, che era tra i giurati, esclamò: «Questo giovane suona tecnicamente già meglio di tutti noi». Si era appena diplomato al Conservatorio di Milano e già sembrava inarrivabile.
Non si poteva competere con il suo spirito razionale che lo portava ad affrontare un brano distillando ogni particolare e avendo la capacità di far affiorare pian piano il sentimento, la vena malinconica o appassionata. Tutto questo lo abbiamo perduto con lui.
Quello che invece possiamo fare è imparare a fare la nostra parte con il talento che abbiamo e coerentemente con le nostre idee. E la cosa riguarda soprattutto gli artisti, che a volte si accontentano di radunare folle plaudenti alle quali raccontano sempre e solo le stesse cose. E più sono bravi più la loro responsabilità è maggiore. A tutti i grandi interpreti che celebreranno certamente Pollini in questi giorni se potessi farei una sola domanda: tu cosa fai per essere come lui?
di Marcello Filotei