25 marzo 2024
Nel campus dell’università della Nigeria dove sono cresciuta, noi ragazzi protestanti e cattolici a volte discutevamo, benevolmente, sulle nostre differenze. «Tutto ciò di cui hai bisogno è credere in Cristo. Non c’è bisogno di tradizione e sacramenti e di tutte quelle cose cattoliche», diceva uno di essi. Il che mi appariva poco allettante, troppo disadorno, troppo asciutto: l’idea che tutto ciò di cui uno aveva bisogno era dire «Io credo». Inoltre, cosa significa credere se le azioni non riflettono quel credo? Persino da adolescente sedicente apologeta cattolica qual ero, non riuscivo a perorare adeguatamente l’idea per cui i rituali e i simboli contavano e perché li trovavo commoventi.
Vorrei aver letto quel passaggio delle Scritture (Giovanni, 12, 1-11) allora, come ...
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