· Città del Vaticano ·

L’esperienza missionaria di suor Márcia Lopes Assis nella foresta amazzonica del Brasile

In una barca la speranza
e la consolazione di Cristo

 In una barca la speranza e la consolazione di Cristo  QUO-066
21 marzo 2024

Suor Márcia Lopes Assis, della congregazione Apostole del Sacro Cuore di Gesù, svolge la sua attività pastorale nella parrocchia di Nostra Signora della Salute, a Juruti, Baixo Amazonas, mesoregione dello Stato di Pará appartenente alla diocesi di Óbidos, in Brasile.

Suor Márcia afferma che la sua «vocazione è stata missionaria sin dall’inizio» e, lungo il suo cammino, il buon Dio l’ha sempre sorpresa con ogni esperienza di missione che le ha permesso di vivere.

«Sono state tutte esperienze straordinarie e intense e ne sono molto grata. Juruti non è diversa, è un’esperienza meravigliosa che mi ha permesso di riscoprire l’essenza della mia vocazione e del carisma della nostra fondatrice che porto dentro di me. La casa qui non ha le connotazioni che ha in altri luoghi, dove la immaginiamo come qualcosa di statico, che soddisfa tutti i nostri bisogni e dove stiamo al sicuro dai pericoli esterni. La casa qui può essere su una barca a remi o su un’amaca fissata a un albero di mango, in strada o sotto una tettoia aperta o dentro la sacrestia stessa».

Tra le diverse attività che la consacrata svolge c’è quella di consulente nel Consiglio missionario parrocchiale (Comipa), pastorale che accoglie l’esortazione di Papa Francesco a essere una “Chiesa in uscita”, una Chiesa missionaria. L’obiettivo del Comipa è di raggiungere le 78 comunità che compongono il settore parrocchiale, in particolare quelle più lontane, deboli e bisognose, che distano più di sessanta chilometri.

Attraversare il Rio delle Amazzoni, commenta suor Márcia, «non è un compito facile. Quando siamo arrivati alla comunità di Santa Rita, mi hanno accolto i bambini, molto timidi e impauriti per l’arrivo di un’estranea, ma abbiamo presto fatto amicizia. Alcuni hanno paura perché mi prendono per un’infermiera o una dentista; altri mi chiamano maestra, ma quasi tutti rimangono incantati restandomi vicini e dicendomi che anche loro da grandi faranno i religiosi».

In segno di ringraziamento, i bambini hanno proposto alla suora di insegnarle a remare. «Nei bambini ho trovato i migliori maestri», aggiunge.

Una delle molteplici sfide che presenta la zona in cui suor Márcia svolge la sua missione è il fenomeno della terra caída, cioè le isole che sono scomparse per la forza costante delle acque. Ciò fa sì che alcune case vengano sommerse e molte famiglie debbano allontanarsi fino a quando il livello dell’acqua torna ad abbassarsi. Simili eventi fanno sì che l’istruzione non segua il calendario civile, ma il calendario delle acque. Per portare i bambini a scuola c’è una barca che li passa a prendere a casa.

Dormire in un’amaca con il rumore dell’acqua del fiume; non avere neanche il telefono cellulare, tra le altre esperienze, hanno aiutato la consacrata a sperimentare la compassione e a imparare una grande lezione: «Accettare le cose così come sono», e ringraziare la testimonianza di forza, speranza e resilienza offerta dalle famiglie.

Suor Márcia fa parte del gruppo di 35 collaboratori che navigano sulla “Barca Ospedale Papa Francesco”, tra i quali ci sono dieci medici, due dentisti e un sacerdote, frate Alfonso Lambert. È una casa di accoglienza, di lotta e difesa della vita, di evangelizzazione, di semplicità e di amore.

La giornata sull’imbarcazione inizia molto presto con la celebrazione della messa. Poi, gli specialisti visitano le persone in base al problema di salute che hanno. «Io mi dedico all’accoglienza delle famiglie, all’evangelizzazione dei bambini, all’accompagnamento dei malati dopo un intervento chirurgico o alle visite se non possono spostarsi. Distribuisco l’eucaristia agli infermi» racconta suor Márcia.

Durante le spedizioni hanno assistito circa 5.200 persone e, in alcuni casi, sono stati eseguiti interventi chirurgici semplici: alcuni pazienti aspettavano da 8 anni. Nel loro giro hanno visitato la regione di Aritapera e la regione indigena Mamuru. «Possiamo fare un’analogia tra la Barca Ospedale e Gesù: come portavano a Gesù tutti i malati perché li guarisse, così è avvenuto con la Barca Ospedale», afferma la religiosa. In quei giorni la suora ha sperimentato una Chiesa samaritana che offriva la cura dell’amore. «C’è un proposito che dà senso a essere dove si è e a fare quel che si fa. Che nessuno — conclude suor Márcia — ci impedisca di essere missione lì dove la Provvidenza ci colloca e che l’amore sia il motore di tutto».

di Débora Evangelina Vargas


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