· Città del Vaticano ·

Per il terzo anno i talebani vietano alle donne di accedere all’istruzione secondaria

Afghanistan
Il velo dei diritti negati

Afghan primary school girls arrive for their first class following the start of the new academic ...
21 marzo 2024

Nessuna campanella ha suonato per loro, nessun banco le ha viste sedersi, nessun insegnante o compagno di classe le ha salutate: per il terzo anno consecutivo, le ragazze dell’Afghanistan non sono potute andare a scuola. Il 20 marzo, infatti, nel Paese è iniziato il nuovo anno scolastico, ma per ordine dei talebani — tornati al potere nell’agosto 2021 — alle giovani è stata ancora una volta proibita la frequenza delle lezioni negli istituti formativi secondari.

La cerimonia ufficiale di apertura del nuovo anno scolastico si è tenuta presso la Amani High School di Kabul, ma tra i tanti alunni in uniforme bianca e nera allineati davanti all’ingresso dell’edificio, con in mano la bandiera del Paese, non c’era alcuna ragazza. E alle giornaliste è stato espressamente vietato di seguire l’evento per darne notizia.

Il divieto di accesso all’istruzione non riguarda solo le scuole secondarie, ma anche le università, dove le donne non possono più entrare da dicembre 2022. Esistono alcune alternative on line, ma sono riservate alle poche giovani che hanno un accesso a Internet e, in ogni caso, si tratta di forme che sminuiscono comunque il ruolo sociale della donna nel Paese.

Senza dimenticare che, nel giro di due anni, alle donne afghane è stato impedito anche di praticare sport e frequentare gli hammam, i musei, i parchi pubblici e i centri estetici. Anche il loro accesso al mondo del lavoro è stato severamente limitato, con il risultato che la presenza femminile sembra essere stata gradualmente cancellata dalla scena pubblica.

Nonostante tutte le difficoltà, tuttavia, c’è chi non si arrende, come Zuhal Shirzad: a 18 anni, ha dovuto interrompere l’ultimo anno di scuola secondaria e, di conseguenza, la sua formazione universitaria. «È molto difficile — racconta all’agenzia Afp — vedere che i ragazzi della mia età studiano, mentre io non posso farlo. Questa è una discriminazione di genere». Negli ultimi anni Zuhal è stata «sull’orlo della depressione», ma ora ha deciso di «non rinunciare mai ai miei sogni». E conclude: «Se le scuole non riaprono alle ragazze, continuerò a studiare on line e un giorno diventerò un’imprenditrice». Che il sogno di Zuhal e di tante giovani come lei possa diventare realtà.