Per rendere visibile
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20 marzo 2024
«Quando sarà loro tolto lo sposo digiuneranno» (cfr. Matteo, 9, 15; Marco, 2, 20; Luca, 5, 35). Nella prassi religiosa dell’Antico Testamento, il digiuno si configura come un atto pubblico (cfr. Giudici, 20, 26; 1 Samuele, 7, 6; Gioele, 1, 14; 2, 15), spesso associato alla preghiera e indetto in occasioni di particolare urgenza o in preparazione a una festa (cfr. 2 Samuele, 1, 12; Ester, 4, 16; Esdra, 8, 23). L’astenersi dal cibo è, in tal senso, un segno di penitenza, il cui scopo è quello di rendere disponibile alla preghiera chi digiuna e di significare, anche con il corpo, la volontà di cambiare vita (cfr. Giona, 3, 5). Questa pratica si ritrova anche nel Nuovo Testamento, osservata sia dal Signore (cfr. Matteo, 4, 2) sia dai discepoli (cfr. Atti, 13, 2.3; 14, 23) ma con un accento nuovo, ...
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