· Città del Vaticano ·

Concluso a Roma il Consiglio episcopale permanente della Cei

Pace da invocare
costruire e promuovere

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20 marzo 2024

Roma , 20. La pace — da invocare, da costruire, da promuovere — è stata il leitmotiv della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente che si è concluso oggi, mercoledì 20 marzo, a Roma, sotto la guida del cardinale arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) Matteo Maria Zuppi.

In apertura dei lavori, i presuli hanno ribadito la loro vicinanza e solidarietà a Papa Francesco, sottolineando la necessità di un impegno per la pace a 360°, fatto di preghiera, formazione e gesti concreti. Di fronte ad una cultura che sembra essere assuefatta alla guerra, a un aumento incontrollato delle armi e a un sistema economico che beneficia della corsa agli armamenti, occorre riprendere il dialogo tra Chiesa e mondo attraverso cammini educativi che offrano alternative alle logiche ora dominanti. In quest’ottica, l’esperienza dell’obiezione di coscienza e il patrimonio di azioni sperimentate nel passato possono costituire una base da cui ripartire, per tornare a educare alla pace e dare prospettive di futuro, specialmente ai giovani.

Secondo i vescovi, è urgente lavorare a più livelli per essere costruttori di fraternità, favorendo il dialogo — con una particolare cura di quello ecumenico e interreligioso — con la società e con le istituzioni, mantenendo alta l’attenzione su scelte legislative non in linea con il Magistero e con i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione, richiamato dal cardinale Zuppi e ancora oggi fondamentale: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

In questo orizzonte, durante la prossima assemblea generale che si terrà dal 20 al 23 maggio sul tema: “Cammino sinodale: verso la fase profetica”, i vescovi vivranno un momento di preghiera, digiuno e solidarietà per invocare la pace e il conforto per quanti soffrono a causa dei conflitti in corso. Fin d’ora — si legge nel comunicato della Cei — alle diocesi è stato chiesto di accompagnare questa nuova iniziativa di unione e vicinanza. È stato inoltre rilanciato l’invito a partecipare alla “Colletta per la Terra Santa” che si svolgerà il venerdì Santo.

L’impegno per la pace — è stato sottolineato — deve prendere avvio all’interno delle comunità cristiane, cercando di ricostruirne il tessuto ecclesiale laddove appare ferito. Il cammino sinodale sta infatti mostrando l’importanza di fare sintesi tra le diverse sensibilità: anche se non tutti si sentono coinvolti, ormai tutti percepiscono l’importanza di questo tempo ecclesiale, voluto da Papa Francesco per la Chiesa universale e dunque anche per le Chiese in Italia.

Il Consiglio permanente si è poi confrontato sull’articolazione tra il Cammino sinodale e il Sinodo dei Vescovi, ha confermato il cronoprogramma e ha approvato il regolamento delle assemblee sinodali che si terranno a Roma: la prima, dal 15 al 17 novembre, e la seconda dal 31 marzo al 4 aprile 2025.

In linea con le istanze del Cammino sinodale, i vescovi hanno approfondito la questione dell’iniziazione cristiana, con un focus sulla figura dei padrini e delle madrine. Nella società attuale, se il riferimento ai sacramenti appare ancora molto diffuso, talvolta risulta svuotato di significato, un fatto convenzionale riconosciuto come elemento della tradizione, ma che non consente più di dare per scontata la fede. Secondo i presuli, è urgente un ripensamento dei cammini tradizionali che permetta di intrecciare sempre di più la consegna delle forme pratiche della fede con la trasmissione delle esperienze elementari della vita. In tale orizzonte, sarà possibile anche riscoprire e valorizzare il ruolo di padrini e madrine, passando dalla concezione di “sponsor” per un giorno a testimoni autentici nella crescita globale delle persone che ricevono il Sacramento. La loro figura dovrà contribuire all’azione generativa ed educativa dei genitori, in sinergia con la comunità ecclesiale.

Infine, i vescovi hanno rinnovato l’appello per uno sviluppo unitario, che metta in circolo in modo virtuoso la solidarietà e la sussidiarietà, promuovendo la crescita e non alimentando le disuguaglianze. Da parte sua la Chiesa in Italia continuerà a contribuire all’unità, accompagnando le comunità e non lasciandosi spaventare dalle contingenze del tempo presente. Di qui, viene dato mandato alla Caritas Italiana di studiare un progetto di microcredito sociale da realizzare in occasione del Giubileo. L’iniziativa dovrebbe prevedere l’istituzione di un fondo che permetterà di sostenere quanti hanno difficoltà ad accedere al credito ordinario. Il progetto non dovrebbe esaurirsi nell’intervento economico a favore dei singoli, ma coinvolgere e impegnare le Chiese locali nella loro pluralità di soggetti.