· Città del Vaticano ·

Dal 2019 il Paese vive una drammatica siccità

Marocco
Terre riarse

 Marocco Terre riarse   QUO-064
18 marzo 2024

Terre riarse, precipitazioni inferiori del 70 per cento rispetto alla media annua, livelli delle dighe in calo dal 31 al 23 per cento in soli dodici mesi: per il quinto anno consecutivo, è allarme siccità in Marocco. Dal 2019, infatti, il Paese nord—africano sta vivendo un’emergenza continua sul fronte dell’approvvigionamento idrico, mentre le stime prevedono un rialzo nelle richieste di acqua per i prossimi anni: già nel 2025 ne occorreranno 1,8 miliardi di metri cubi all’anno e nel 2030 ne serviranno 2 miliardi.

La differenza con gli anni passati è schiacciante: fino al 2000, il Marocco poteva contare su una forbice di 120—140 miliardi di metri cubi di precipitazioni annue che poi, tra le temperature elevate e la dispersione, divenivano riserve d’acqua utilizzabili pari a 18 miliardi di metri cubi. Ma il riscaldamento climatico ha cambiato tutto ed ora il Paese può disporre di soli 12,5 miliardi di metri cubi per dodici mesi.

L’emergenza idrica, tuttavia, ha anche risvolti sociali: per cercare di arginare la siccità, definita «disastrosa», il governo ha recentemente imposto la chiusura degli hammam per tre giorni alla settimana. La decisione ha sollevato molte proteste: il settore dei bagni rappresenta, infatti, solo il 2 per cento del consumo totale di acqua del Paese, mentre garantisce un impiego — diretto o indiretto —, a circa 200.000 persone. Secondo Fatima Zahra Bata, membro della Camera nazionale dei rappresentanti, la chiusura degli hammam «aumenterebbe la fragilità e la sofferenza dei lavoratori nel settore, il cui reddito mensile non supera i 2.000 dirham», poco più di 270 euro. Diversi politici, ma anche semplici cittadini, si sono quindi domandati perché le autorità non abbiano imposto razionamenti negli hotel o nelle piscine di lusso, finendo per favorire i ceti più abbienti.