· Città del Vaticano ·

Le esequie celebrate nella basilica Vaticana alla presenza del Papa

La missione
del cardinale Cordes
con il laicato e per la carità

 La missione del cardinale Cordes  QUO-064
18 marzo 2024

All’altare della Cattedra della basilica Vaticana sono state celebrate nel primo pomeriggio di oggi, lunedì 18 marzo, le esequie del cardinale tedesco Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio «Cor Unum», morto venerdì 15. Al termine Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«Ultima commendatio» e della «Valedictio». La messa è stata celebrata dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio (di cui pubblichiamo l’omelia). Hanno concelebrato ventisette porporati, tra i quali il vice decano Sandri e il segretario di Stato Parolin, saliti all’altare al momento della consacrazione, e alcuni presuli, tra i quali l’arcivescovo di Paderborn, diocesi di origine del porporato, monsignor Udo Markus Bentz, con prelati e sacerdoti tedeschi. Tra loro il parroco di Kirchhundem, paese natale del compianto porporato, nella cui chiesa parrocchiale Cordes verrà sepolto. Con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede era l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. Hanno partecipato, tra i familiari il nipote Reinhard Baumgardt, e le quattro Memores domini che hanno assistito il cardinale fino alla fine.

Siamo qui raccolti per elevare al Signore la nostra preghiera in suffragio del caro cardinale Paul Josef Cordes, affinché purificato da ogni colpa sia accolto nella gioia eterna.

Aveva 89 anni e da lungo tempo aveva problemi di salute. Mentre le sue energie andavano diminuendo, aveva accolto il suo tramonto con grande serenità, dando prova di genuina spiritualità.

La prima lettura della Messa, tratta dal libro della Sapienza, ci ha ricordato che il destino che attende i giusti è un destino di felicità, che ricompensa senza misura le sofferenze e le prove affrontate nel corso della vita.

«Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le toccherà... sono nella pace» (Sap 3, 1). L’anima del cardinale Cordes è ora nelle mani di Dio.

Per il credente la realtà della morte è il passaggio da questo mondo alla casa del Padre per godere dell’immensità del suo amore.

Nel Prefazio ripeteremo con fiducioso abbandono le parole della speranza cristiana: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata e, mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».

Il cardinale Cordes, negli anni della sua giovinezza, aveva intrapreso gli studi per diventare medico, ma ad un certo momento li interruppe per entrare nel Seminario maggiore di Paderborn.

Circa questo cambiamento di prospettiva per il futuro, il cardinale Cordes ha confidato di essere debitore nei riguardi di una suora di clausura ben conosciuta dalla sua famiglia, suor Candida di Olpe, francescana, che per anni aveva pregato perché lui diventasse sacerdote, ma senza che lui lo sapesse. Glielo disse solo dopo l’ordinazione sacerdotale, e negli anni seguenti gli ricordò più volte che «è Dio a guidare la nostra vita».

Ordinato sacerdote per la diocesi di Paderborn nel 1961, il suo primo incarico fu quello di vicario della Casa di studio San Clemente a Bad Driburg, che era l’Istituto diocesano per le vocazioni adulte.

Nel 1971 si laureò in Teologia dogmatica all’Università di Magonza e, qualche mese dopo, fu nominato segretario della Commissione pastorale in seno alla Conferenza episcopale tedesca. In virtù di questo incarico, incominciò a collaborare con associazioni, con movimenti spirituali e con diverse istituzioni ecclesiali in Germania. Questa esperienza gli permise di dare un buon contributo al Sinodo delle diocesi della Repubblica Federale di Germania svoltosi nel 1972.

Quando nel 1975 Paolo vi lo nominò Vescovo ausiliare di Paderborn, egli scelse come motto episcopale: “Deus fidelis”, e lo illustrava dicendo che Dio è sempre fedele e che la fedeltà di Dio ci impegna ad essere anche noi fedeli. E il Card. Cordes, nei vari compiti che gli furono affidati, fu sempre animato da uno spirito di fedeltà a Dio, alla Chiesa e al Papa.

Nel 1980, Papa Giovanni Paolo ii lo chiamò a servire la Curia romana come vice-presidente del Consiglio dei laici. Si dedicò con particolare impegno a favore del mondo giovanile, in contatto con le varie Associazioni giovanili e Movimenti spirituali. Fra le sue iniziative c’è anche la creazione del Centro internazionale giovanile di San Lorenzo, per aiutare spiritualmente i giovani di passaggio a Roma.

Dagli incontri con i giovani nel menzionato Centro San Lorenzo nacque l’iniziativa di organizzare un incontro internazionale della gioventù a Roma nella solennità delle Palme del 1984.

In quegli anni il Papa gli chiese di seguire “ad personam” l’apostolato del Rinnovamento carismatico cattolico e quello del Cammino neocatecumenale.

Dal 2 dicembre 1995 fino al 2010, fu presidente del Pontificio Consiglio Cor unum. Con grande trasporto si occupò del coordinamento delle organizzazioni umanitarie della Chiesa. Numerose furono le missioni nel mondo che gli furono affidate per portare la carità e la solidarietà del Papa.

Papa Benedetto xvi lo creò cardinale nel Concistoro del 24 novembre 2007.

Nel suo testamento spirituale, che porta come data la festa di san Matteo Apostolo 2021, il cardinale Cordes ha scritto: «La verità del Vangelo e la comunità della Chiesa mi hanno dato una guida affidabile con il loro duplice obbligo di amare Dio e il prossimo. E sono rimasto sempre più stupito, persino commosso, dal fatto che l’Onnipotente, nel suo Figlio, voglia essere amato da noi».

Termina il testamento spirituale dicendo: «Uno sguardo retrospettivo di fede alla mia storia, mi convince che non è stata determinata da casualità o dal mio intervento... Ho potuto sperimentare le parole del Card. Dopfner: “Dio è, ed è per me, è qui per noi”. Nell’ora dell’addio, vorrei lasciare questa certezza ai miei compagni di viaggio. Mi resta da chiedere loro perdono per le offese e chiedere la loro preghiera affinché io possa raggiungere la beatitudine eterna nella vita trinitaria di Dio».

Nella preghiera affidiamo a Dio questo nostro confratello, perché lo accolga nell’immensità del suo amore.

Abbiamo sentito nel Vangelo «abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto... Poi verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi».

Sono parole pronunciate da Gesù durante l’ultima cena, quando gli apostoli stavano per affrontare con l’apparente fallimento di Gesù con la sua morte in croce. «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Ci aggrappiamo anche noi a queste parole, mentre offriamo la Santa Messa per il defunto cardinale, chiedendo a Dio di concedere anche a noi di portare a termine la nostra corsa terrena nella fedeltà senza riserve e in uno slancio mai smentito nel servizio della Chiesa e dei fratelli.