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Bailamme

Il metodo dell’«innamoramento»

 Il metodo dell’«innamoramento»  QUO-062
15 marzo 2024

In Dolore e ragione di Iosif Brodskij leggo «L’estetica è la madre dell’etica, e non il contrario. Se per caso la pensate diversamente, cercate di ricordare le circostanze in cui vi accade di innamorarvi». Mi viene da riflettere sul senso della poesia e sulla grandezza delle sue capacità espressive.

Il significato della frase è chiaro, corrisponde all’affermazione teologica per la quale “Dio è amore”. L’etica, però, anche nelle sue forme più elevate, se affrontata direttamente presenta una componente di costrittivo, di limitante. Come se costituisse un impedimento. L’estetica no: è assolutamente libera. La bellezza non condiziona in alcun modo, di per sé appaga, semmai siamo noi che scegliamo quella che ci sembra la modalità più opportuna per incontrarla, fosse anche solo quella della contemplazione.

Più ancora, il punto di vista del poeta e quello del teologo contemporaneo sono coincidenti, se è vero che la maggior opera del Novecento in questo campo è Gloria di Hans Urs von Balthasar, che trova il suo baricentro espressivo nella considerazione del primato della bellezza, rispetto a bontà e verità, tra i trascendentali, ossia negli elementi necessari del divino.

Una bellezza che in nessun modo è vanità ma si configura invece come dono, desiderio di incontro e offerta di compiacimento, di consonanza, di intesa prima ancora che l’incontro stesso avvenga, una bellezza della quale nelle donne e negli uomini esiste una comprensione antica, ancestrale, in una visione del divino priva di timori e pronta ad affidarsi.

Splendida la dimostrazione prodotta da Brodskij per convincere i dubbiosi del primato dell’estetica, libera da ogni itinerario logico, razionale, dipendente invece da una consapevolezza primigenia immediata. È dal bello che discende di necessità il buono, in un percorso che non ha nulla di costrittivo: segue quasi una modalità educativa montessoriana di scoperta e non di rispetto di un obbligo. Nella galleria dei ricordi trovo un pensiero che si collega a quello di Brodskij: «Chi è stato innamorato almeno una volta nella vita è un mistico». 

di Sergio Valzania