· Città del Vaticano ·

Il racconto

Un grido di pace dal campo dei pastori di Betlemme

 Un grido di pace  dal campo dei pastori di Betlemme  QUO-061
14 marzo 2024

Rimon Bannoura e Shadi Abu Sadeh, due cristiani palestinesi della cooperativa Boaz field, attiva nel campo dei pastori (Beit-Sahur) in Betlemme, hanno partecipato ieri mattina all’udienza generale «per pregare con il Papa per la pace in questo tempo difficile».

Al Pontefice hanno donato una croce in legno, simbolo concreto della creatività spirituale e del lavoro artigianale di una delle 48 famiglie del campo aiutate dalla cooperativa.

Per le violenze in Terra Santa, Rimon e Shadi sono rimasti senza lavoro e, per sostenere le loro famiglie, hanno chiesto accoglienza nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Lomagna, nel Milanese.

Con il parroco pro tempore don Andrea Restelli — che li ha accompagnati stamane — e in collaborazione con altre parrocchie vicine, nelle domeniche di Quaresima sono stati organizzati “mercatini di carità” proprio per vendere gli stessi prodotti artigianali in legno che erano realizzati per i pellegrini in visita a Betlemme.

«Un piccolo e semplice gesto per aiutare i cristiani della Terra Santa a non scoraggiarsi, abbandonando Betlemme» afferma il parroco.

Rimon e Shadi torneranno a Betlemme il prossimo 20 marzo, per vivere la Pasqua con le famiglie. «L’abbraccio con Papa Francesco — afferma don Restelli — ha restituito loro forza e speranza».

E la speranza «a piene mani» l’ha testimoniata in piazza San Pietro il cardinale albanese Ernest Simoni. Con i suoi 95 anni, compiuti lo scorso ottobre. Aveva partecipato all’udienza generale il 14 febbraio, nel giorno del Mercoledì delle Ceneri. Ma è voluto tenacemente tornare a incontrare il Papa — «non curante delle temperature ancora abbastanza rigide delle prime ore del giorno» confidano i suoi collaboratori — per presentargli «di persona» gli auguri nel giorno dell’undicesimo anniversario di Pontificato. Auguri che esprimono «fedeltà e unità».

Proprio per Francesco nel pomeriggio il cardinale Simoni ha celebrato la messa davanti alla tomba di san Pietro, nelle grotte della basilica Vaticana. Martedì, con la stessa intenzione per il Pontefice, aveva celebrato l’Eucaristia a San Marcello al Corso, chiesa di cui è titolare il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, città in cui il porporato albanese oggi risiede.

Per il Pontefice — da Pio xii a Francesco — il cardinale Simoni (ordinato sacerdote il 7 aprile 1956) ha pregato sempre, «anche e soprattutto» nelle messe celebrate per venticinque anni in clandestinità. E tra le persone che il sacerdote Simoni ha spiritualmente sostenuto c’è la mamma — ha oltre 100 anni e a Scutari lavora ancora nei campi — dell’imprenditore farmaceutico albanese Tom Doshi, che era presente in piazza San Pietro. Doshi, proprio per la storia della sua famiglia, si è impegnato per trovare i fondi per la ricostruzione della comunità cristiana nel suo Paese dopo la devastazione del regime comunista.

E davanti alla tomba di Pietro — nello stile del cardinale Simoni — si sono recati ieri, dopo l’udienza generale, i coniugi Amy e Atanase — provenienti da Dallas nel Texas — che a Papa Francesco hanno raccontato la «storia di fede» della loro famiglia, presentandogli i tre figli: Ana, Peter e Grace, rispettivamente 9, 6 e 3 anni.

«Nel 2017, quando non riuscivamo ad avere figli, con mia moglie abbiamo compiuto un pellegrinaggio a Roma proprio per pregare davanti alla tomba di san Pietro» dice Atanase. Uno dei doni di quella preghiera è Peter, Pietro appunto. «È nato con il disturbo dello spettro autistico» aggiunge Atanase.

Per tutta l’udienza Peter è stato avvinghiato all’emozionatissimo papà per poi accarezzare dolcemente Papa Francesco.

Mario Scelzo, giornalista e assistente di redazione di Rai Parlamento, ha donato al Pontefice il suo volume Chiesa in uscita (seguendo Papa Francesco), edizioni Efesto. La prefazione è stata curata dal cardinale Matteo Zuppi. «Partendo proprio da quanto auspicato dal Papa nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ho raccontato 14 storie di realtà nate nella Chiesa, sviluppate sul territorio italiano e rivolte agli ultimi: i migranti, i detenuti e i poveri. E i frutti, straordinari, si traducono in atti concreti di cambiamento» racconta l’autore.

Significativa, infine, la partecipazione all’udienza dei rappresentanti della Maratona di Roma che si correrà domenica 17. Come ormai tradizione consolidata, questo evento sportivo — con i 40.000 iscritti è il più partecipato in Italia — ha una dimensione solidale e inclusiva che coinvolge per tutto l’anno atlete e atleti. In collaborazione con Athletica Vaticana.

In particolare gli sportivi svolgono un servizio nella mensa della Caritas di Roma alla stazione Termini, con la Fondazione del Dispensario pediatrico vaticano Santa Marta e con la comunità a Palazzo Migliori, affidata dall’Elemosineria apostolica alla Comunità di Sant’Egidio.

Sempre in collaborazione con l’associazione sportiva vaticana, sarà assegnata domenica la “Coppa degli Ultimi” a una donna che, attraverso l’esperienza della corsa, ha vissuto un percorso personale di riscatto e di rinascita dopo la malattia. Inoltre, proprio alla vigilia della gara, sabato 16, alle ore 18, sarà celebrata la “Messa del maratoneta e dello sportivo” nella basilica dell’Ara Coeli in Campidoglio. 

di Fabrizio Peloni