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Identità femminile

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11 marzo 2024

Le sfide per l’identità femminile nella società si evidenziano in tre ambiti: il mercato, il sistema politico e il femminismo, nel quadro della prospettiva dominante di omogeneizzare i generi.

Il mercato del lavoro non ha rispetto per le donne e la funzione materna. L’identità femminile adulta deve confrontarsi con un mondo del lavoro ancora improntato a codici maschili. Il sistema politico tende a uguagliare uomini e donne in quanto semplici cittadini. Le misure cosiddette di welfare contribuiscono spesso a mantenere la donna in una condizione di “assistita” piuttosto che di protagonista. Il tema-problema della donna si è imposto sulla scena sociale nel Novecento con i movimenti libertari propugnati dal femminismo. Mentre gli studi di genere considerano l’identità femminile come data, in quanto assimilabile alla corporeità, le ipotesi costruzionista e decostruzionista propongono di concepire il genere come costruzione sociale, indipendente dalla dimensione biologica.

Una parte della cultura femminista ha sentito l’esigenza di cominciare a pensare il gender secondo un codice simbolico relazionale, che implica una reale dualità tra uomo e donna. Così le diversità si pongono come positive e articolano relazioni tra maschile e femminile che arricchiscono l’umano. Mary Ann Glendon ha espresso chiaramente questa visione in occasione della Conferenza Onu sulle donne a Pechino nel 1995, guidando la delegazione vaticana; sottolineando in senso negativo l’enfasi posta sull’eguaglianza formale tra uomo e donna e sui diritti riproduttivi, a scapito dello speciale bisogno di tutela della maternità e criticando l’eliminazione dai documenti dei diritti dei genitori e della religione. Il “neo-femminismo della dignità” può essere il nome di questo nuovo orientamento. Si tratta di mantenere viva la sensibilità per l’umano, portando in salvo il legame che ne costituisce l’essenza. È un prendersi cura della vita, dei poveri, dell’educazione, della famiglia, della pace, degli anziani, dei giovani, della politica, del lavoro e della scienza. Le donne che sanno essere fedeli al loro “genio” possono mettere in guardia l’uomo contemporaneo che rischia di perdere “l’umano”, risucchiato dal mito dell’efficienza, dal successo, da ritmi di lavoro disumanizzanti rispetto al paziente ascolto del dolore, al gusto del condividere la vita… La donna riesce a “vedere oltre”, perché vede l’umano con la ragione e con il cuore.

di Giovanna Rossi
Già Docente di sociologia della famiglia presso l’Università cattolica del Sacro Cuore