· Città del Vaticano ·

La messa in San Pietro prima dell’udienza

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maternità e tenerezza

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07 marzo 2024

Con la «loro maternità» le donne possono esercitare «un’autentica autorità spirituale, della quale c’è bisogno, mostrando il volto della Chiesa che è maternità e tenerezza». Lo ha sottolineato l’arcivescovo Fabio Fabene, segretario del Dicastero delle cause dei santi, durante la messa celebrata questa mattina all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro, per i partecipanti al convegno internazionale interuniversitario, che successivamente sono stati ricevuti in udienza dal Papa.

Nell’omelia il presule ha invitato a riconoscere quanto «la presenza di donne, laiche o consacrate, ci abbia sostenuto nella vita cristiana, mostrandoci la tenerezza stessa di Dio ed incoraggiandoci nel discernimento, nelle scelte o in momenti particolari della nostra vita». La loro amicizia sincera rende «veramente più umana la vita e la missione stessa, come ci testimoniano le relazioni intercorse tra grandi santi e sante della Chiesa». Sono tante le donne consacrate che «anche oggi con dedizione e sacrificio portano avanti opere educative, assistenziali e di carità», mostrando «la forza e la bellezza del vivere insieme davanti al dilagare dell’individualismo».

Monsignor Fabene ha fatto notare che nella storia le donne, «animate dalla loro fede nel Cristo, hanno irradiato la luce e la forza della Pasqua». In effetti, si rimane sempre stupiti perché «con la loro testimonianza, spesso nascosta e silenziosa, hanno edificato la Chiesa, esercitando una “autorità interiore”, quali madri spirituali in ogni generazione cristiana». Recentemente, ha ricordato, è stato il Sinodo dedicato ai giovani a richiamare «questo ruolo delle donne nell’accompagnamento spirituale». Con la loro azione e con la loro sensibilità interiore esse «si sono chinate sull’umanità bisognosa di cura, di attenzione e di crescita, rendendo più umana la realtà». E anche oggi, ha osservato Fabene, «dobbiamo essere attenti a non pensare che si promuova la donna soltanto affidandole ruoli di potere, ma valorizzandola per la sua forza profetica».

Del resto, in tutti i Vangeli si può ritrovare «un diffuso senso di gratitudine e di apertura verso le donne». E questo è ancora più significativo, ha detto il presule, «se pensiamo che il contesto sociale al tempo di Gesù guardava alle donne come ad un pericolo, per il loro misterioso potere esercitato sugli uomini e la forza della loro seduzione». A questa apertura del Signore nei loro confronti le donne «rispondono con coraggio»: sono infatti proprio loro a stare accanto a lui e seguirne «la missione itinerante.

Nel volto femminile della Chiesa, ha evidenziato ancora Fabene, «si riflette quello di Maria, la Vergine Madre, la “Donna nuova”», che nello stupore dell’annunciazione «ha generato il Verbo di Dio e lo ha educato, conservando nel suo cuore tutti gli avvenimenti della salvezza». È Lei ad inserire «la femminilità nel quadro della redenzione». Sui monti di Giuda Maria canta «con stupore il suo Magnificat: è il canto della meraviglia per ciò che Dio ha operato in Lei e per l’opera di Dio attraverso di Lei».