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Il racconto

L’amore della famiglia Ulma per la vita

 L’amore della famiglia Ulma per la vita  QUO-055
06 marzo 2024

In un tempo in cui la sacralità della vita nascente viene messa in discussione è particolarmente attuale la testimonianza della famiglia Ulma, trucidata in Polonia dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver dato rifugio ad ebrei perseguitati. Tra i sette figli di Josef e Wiktoria l’ultimo fu ucciso dopo essere venuto alla luce proprio nel travaglio della carneficina della madre.

Sei mesi fa, il 10 settembre scorso, l’intera famiglia — proclamata nel 1995 “Giusta tra le nazioni” — è stata beatificata.

Stamani, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, Papa Francesco ha rilanciato l’attualità della testimonianza di santità degli Ulma.

In particolare, una delegazione giunta dalla Polonia ha donato al Pontefice un quadro, opera dell’artista Maria Monikowska-Tabisz, che raffigura proprio gli Ulma.

Al termine dell’udienza, la delegazione si è recata nei Giardini Vaticani, dove si è svolta una cerimonia, alla presenza del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, per la piantumazione di un melo che intende fare memoria dei polacchi che hanno salvato gli ebrei durante la seconda guerra mondiale (ne riferiamo più ampiamente a pagina 8).

Per ricordare lo storico viaggio compiuto da Papa Francesco in Iraq nel marzo 2021, alcuni membri della Delegazione Assisi-Ur, gruppo nato per creare ponti di pace e fratellanza e promuovere il dialogo interreligioso nel Paese, hanno partecipato all’udienza generale.

Della Delegazione, nata all’interno della Commissione dello “Spirito di Assisi”, fanno parte padri rogazionisti, la comunità dei monaci di Marango (Venezia) e laici impegnati nelle diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e di Foligno.

«L’Iraq è un Paese dalle enormi risorse e dopo la visita del Pontefice la popolazione ha riscoperto e ha preso coscienza delle proprie radici spirituali» ha raccontato don Giorgio Scatto, del monastero di Marango, ricordando in particolare la figura di Abramo. Ed ha aggiunto: «Oggi l’Iraq vuole essere ricordato come terra di pace e non terra di guerra».

«Per questo la comunità cristiana non va lasciata sola» ha affermato il rogazionista iracheno padre Jalal Yako, sottolineando come «il carisma di quella Chiesa sia il martirio», ma «nonostante questo i cristiani in Iraq non conoscono l’odio e si fanno, invece, messaggeri di pace e promotori del dialogo interreligioso».

Nove giovani di Caritas Libano, in rappresentanza di circa duemila volontari attivi nel Paese dei cedri, hanno partecipato all’udienza generale per testimoniare al Pontefice la propria appartenenza alla Chiesa, vissuta anche nel servizio a favore degli ultimi in una terra dove oltre tre quarti della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

Accompagnato da padre Michel Abboud, direttore di Caritas Libano, il gruppo è in Italia da alcuni giorni per la chiusura del progetto Thyme, promosso per sviluppare la consapevolezza dei giovani libanesi come cittadini globali, formandoli come futuri leader nella società civile.

«Anche se distanti geograficamente ci sentiamo molto vicini a Papa Francesco e come lui ci sentiamo promotori di pace» ha detto padre Abboud.

Durante l’udienza il Pontefice ha incontrato otto seminaristi statunitensi — accompagnati da tre professori e altrettanti sacerdoti — in rappresentanza della comunità del seminario del Sacro Cuore e della Facoltà di Teologia di Hales Corners, nel Wisconsin, e ha consegnato loro un messaggio indicando tre aspetti essenziali del cammino di preparazione al ministero sacerdotale: preghiera, fraternità, missione.

Era inoltre presente in piazza San Pietro il direttore del Dipartimento contro la criminalità organizzata transnazionale dell’Organizzazione degli Stati Americani (osa), l’argentino Gastón Schulmeister, che ha partecipato a un seminario promosso a Ostia dall’osa e dal ministero degli Affari esteri italiano.

di Fabrizio Peloni