· Città del Vaticano ·

L’appello del cardinale Pizzaballa mentre la situazione nella Striscia peggiora di ora in ora

Serve una tregua subito

Displaced Palestinians walk around in an UNRWA school housing displaced Palestinians, in Rafah in ...
04 marzo 2024

Questa volta il suo grido è ancora più forte di prima, quasi crescesse in maniera proporzionale all’aumentare dei morti e delle sofferenze che stanno mettendo in ginocchio la popolazione di Gaza. «È urgente — dice — un immediato cessate il fuoco. Ora, subito». Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ai media vaticani svela che le notizie che gli arrivano dalla Striscia raccontano di una situazione che sta peggiorando ora dopo ora: «Oltre alle terribili violenze delle bombe c’è anche la crisi della vita ordinaria. Mancano cibo, medicinali, acqua. Ad esempio i nostri cristiani riescono a cucinare una volta o due e quello che cucinano deve bastare almeno per una settimana».

Il Patriarca ha ancora negli occhi le immagini strazianti degli uomini, delle donne e dei bambini che, qualche giorno fa, hanno trovato la morte mentre speravano di poter accaparrarsi qualche briciola degli aiuti umanitari. «Sono rimasto sgomento — afferma, con un sospiro che sa di dolore —. Sgomento anche per il caos nel quale è caduta tutta la Striscia: non c’è alcuna forma di controllo del territorio e a complicare enormemente tutto c’è anche l’arrivo sempre più problematico degli aiuti umanitari». Il cardinale esprime perplessità sulle modalità di distribuzione dei beni di prima necessità, invocando invece «una soluzione più sistematica e coordinata». Il grido per il cessate il fuoco che i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme hanno lanciato al mondo il primo marzo scorso non è altro che l’ennesimo tentativo di portare una tregua dove la speranza sembra essere stata sepolta sotto le macerie. Pizzaballa ricorda che è «da ottobre che lo stiamo facendo, insieme anche ad altre autorità religiose» per poi aggiungere che «gli elementi per attuare una tregua ci sono, basta volerlo. Da ambo le parti, è necessaria la volontà di arrivare a dei compromessi. Credo che i tempi siano maturi per provare ad avviare percorsi diversi».

La Chiesa locale, anche se messa a dura prova, non cancella il desiderio di veder affermata una pace duratura. «Quella di Gaza è una comunità che prega, che nonostante tutto ha fiducia, che non si occupa solo delle proprie necessità ma riesce ad aiutare anche le popolazioni vicine», fa sapere il cardinale che ribadisce come la Chiesa tenti di «essere presente nei canali di comunicazione con un ruolo di facilitazione e dialogo». Comunque, tra molte, dilanianti, incertezze, per Pizzaballa una cosa non può essere messa in discussione: «Dopo questa crisi, una delle più gravi in assoluto degli ultimi 70 anni, ne israeliani né palestinesi saranno più disposti a soluzioni temporanee. Questi eventi obbligheranno tutti a trovare soluzioni stabili». E riguardo la soluzione “due popoli due Stati” afferma: «Tecnicamente presenta delle difficoltà, anche se è in realtà l’unica via praticabile. È chiaro che in ogni caso si dovranno dare garanzie di pace e stabilità per entrambi i popoli».

di Federico Piana