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Intervista al reggente della Penitenzieria Apostolica in occasione del xxxiv corso sul foro interno

La confessione
è un’immersione
nella misericordia di Dio

 La confessione è un’immersione  nella misericordia di Dio  QUO-052
02 marzo 2024

Uno dei doni più grandi che Papa Francesco ha fatto nel suo pontificato è l’appello che rivolge ad ognuno di noi: Dio non si stanca mai di perdonare e invita a non avere paura di Lui. Lo sottolinea monsignor Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria Apostolica, in questa intervista a L’Osservatore Romano, in occasione del xxxiv corso sul foro interno, che si svolge nel Palazzo romano della Cancelleria, dal 4 all’8 marzo.

Anche quest’anno, nel tempo di Quaresima, ricorre il consueto appuntamento formativo della Penitenzieria: il corso sul foro interno. Ci ricorda di che si tratta?

Come penso sia ormai noto, con questa iniziativa la Penitenzieria Apostolica desidera offrire ai sacerdoti uno strumento per approfondire la propria formazione nell’ambito del ministero di confessore. Anzitutto, quindi, sono caldamente invitati a partecipare i seminaristi prossimi all’ordinazione e i giovani sacerdoti che muovono i primi passi su un terreno così delicato del loro apostolato sacerdotale. Ma ritengo che anche coloro che esercitano il ministero presbiterale da più tempo possano essere interessati alle relazioni, per aggiornare la propria preparazione o, magari, fare luce su alcune questioni poco chiare.

Il corso avrà luogo presso la basilica di San Lorenzo in Damaso, annessa al Palazzo della Cancelleria sede della Penitenzieria. Attraverso collegamento in streaming, inoltre, sarà possibile seguire le relazioni da remoto, a vantaggio soprattutto di coloro che risiedono fuori Roma.

Ricordo che per iscriversi al corso, sia per la partecipazione in presenza che in streaming, è sufficiente compilare il modulo attivo sul nostro sito: www.penitenzieria.va.

Di quali argomenti si parlerà, nello specifico?

Il corso intende illustrare, da una prospettiva multidisciplinare, le principali tematiche connesse con il foro interno e la pastorale del sacramento della riconciliazione. Oggi più che mai, infatti, ai ministri della misericordia è richiesta veramente un’adeguata e aggiornata preparazione teologica, spirituale, pastorale, giuridica. Verrà pertanto privilegiato un approccio “pratico”, finalizzato alla retta amministrazione della riconciliazione, alla soluzione di casi particolarmente delicati che, nel sacramento, il confessore può trovarsi a dirimere e al corretto atteggiamento da assumere, di volta in volta, per accompagnare i penitenti con disponibilità, pazienza, tenerezza, sollecitudine e lungimiranza. Non si mancherà, infine, di illustrare la competenza e la prassi della Penitenzieria Apostolica. Sarebbe assai auspicabile, infatti, che ogni presbitero vedesse in questo nostro “Tribunale della Misericordia”, come lo ha espressamente ed amabilmente definito Papa Francesco, un riferimento sicuro cui rivolgersi non solo nei casi di assoluzioni o dispense riservate alla Sede Apostolica, ma anche, più in generale, tutte le volte in cui si presenti una situazione più complessa, o quando il confessore non è sicuro del proprio giudizio. La Penitenzieria è, a tutti gli effetti, il Dicastero al servizio dei confessori, e quindi di tutti i penitenti!

Oltre agli interventi più “istituzionali”, per così dire, nel programma trovano spazio anche approfondimenti meno legati all’ambito strettamente canonistico. Come mai?

È proprio così. Proprio nell’ottica di una formazione integrale del confessore — naturalmente nei limiti imposti da un corso di poche ore —, accanto agli aspetti più direttamente legati alla risoluzione dei casi si soffermerà l’attenzione anche su altri ambiti, non meno importanti, che possono interessare il ministero dei confessori. Penso, per esempio, al discernimento che essi possono essere chiamati ad operare quando si trovino di fronte a presunti casi di possessione; come pure all’importanza di aver chiare le differenze tra i momenti della confessione propriamente detta e della direzione spirituale. Ancora, ci è sembrato opportuno richiamare gli orientamenti e le indicazioni per la celebrazione del sacramento, talvolta colpevolmente trascurate, contenute nel rito della penitenza. In vista dell’approssimarsi dell’apertura del giubileo ordinario del 2025, infine, non poteva mancare una presentazione sul significato e il valore delle indulgenze che — ricordo — sono concesse proprio dalla Penitenzieria Apostolica.

Un’altra novità di quest’anno, mi sembra sia l’attenzione inedita riservata al tema dell’intelligenza artificiale. Riguarda anche i confessori?

L’intelligenza artificiale è un argomento senz’altro molto affascinante e che riguarda ciascuno di noi. Tutti siamo chiamati perciò, soprattutto noi pastori, a prenderne adeguata consapevolezza, come ha invitato di recente lo stesso Papa Francesco: «L’intelligenza artificiale deve essere intesa come una galassia di realtà diverse e non possiamo presumere a priori che il suo sviluppo apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli. Tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali come l’inclusione, la trasparenza, la sicurezza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità» (Messaggio per la lvii Giornata mondiale della pace). Poiché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale tocca e toccherà sempre di più le nostre vite, anche la Chiesa è chiamata a vigilare e a dare il suo contributo per valutare le grandi opportunità ma anche i pericoli insiti nello sviluppo tecnologico. Credo che sarà molto interessante riflettere sulle ricadute di tale fenomeno per quello che riguarda il sacramento della riconciliazione e il ministero dei confessori.

Tra pochi giorni, il prossimo 13 marzo, ricorrerà l’undicesimo anniversario dall’elezione del Santo Padre. Se dovesse individuare un filo conduttore del suo pontificato, quale sceglierebbe?

Mi verrebbe da rispondere: la riscoperta della tenerezza e dell’amore misericordioso che Dio nutre per ciascuno di noi. Un amore — quello di Dio — incondizionato, assoluto, che non conosce limiti e che si declina proprio nel perdono dei propri figli. Potremmo dire che, ogni volta che andiamo a confessarci, tramite la povera intermediazione del sacerdote è come se ci immergessimo, precipitassimo nel cuore stesso del mistero del Dio di misericordia, del Dio che è misericordia. Penso che uno dei doni più grandi che Papa Francesco ci abbia fatto negli undici anni di questo pontificato sia proprio l’appello che rivolge ad ognuno di noi: Dio non si stanca mai di perdonarti; non avere paura di Lui, di andarti a confessare; stai certo che a nessun peccatore pentito verrà negata l’assoluzione dai propri peccati; con il suo perdono sarà possibile sempre ricominciare, perché Dio è il padre che rialza il figlio caduto e, abbracciandolo, gli restituisce la dignità. È questo, se vogliamo, il cuore del Vangelo, la sintesi di tutto il messaggio cristiano. Sta a noi, poi, custodire questa gioia e condividerla con ogni donna e ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino.

di Nicola Gori