· Città del Vaticano ·

L’opera di Halo Trust, ong impegnata nella bonifica umanitaria degli ordigni inesplosi

Quando lo sminamento salva un’intera comunità

 Quando lo sminamento salva un’intera comunità   QUO-051
01 marzo 2024

«Le mine terrestri sono un’arma di guerra, e l’Halo Trust esiste per rimuoverle». Quando termina un conflitto, al di là dell’economia e della politica ci sono dei residui: campi di battaglia dove un tempo erano di casa intere famiglie e comunità nascondono congegni inesplosi che minacciano chiunque cerchi di ritornare.

L’Halo Trust opera nell’ambito della bonifica umanitaria delle mine, «che è la rimozione di mine terrestri e altri ordigni inesplosi, per sostenere le popolazioni rimaste una volta terminato il conflitto». Callum Peebles è il responsabile regionale per l’Asia centrale del Halo Trust, che ora opera in più di trenta Paesi.

Purtroppo, dice ai media vaticani, «le mine terrestri sono un flagello per tutti i Paesi in cui esistono». Spiega che in Zimbabwe, Cambogia, Afghanistan o altrove, l’Halo Trust interviene per bonificare luoghi come cliniche e scuole dove si è combattuto per la terra e dove il suolo è cosparso di oggetti esplosivi, che «il più delle volte finiscono col causare ferite e portare morte a uomini, donne e bambini». Solo in Afghanistan negli ultimi tre anni hanno ucciso 3.000 civili. Più della metà erano bambini. «E sono solo quelli dei quali siamo a conoscenza», aggiunge Peebles. Spesso, continua, «quegli ordigni inesplosi colpiscono le popolazioni che vivono in aree molto rurali». Il problema, in questi casi, è che una sola mina terrestre può limitare la tua capacità di usare una grande porzione di terra — spesso terreno potenzialmente agricolo —, «quindi una sola mina terrestre può influire sulla sussistenza di un’intera famiglia».

Un’altra parte molto importante del lavoro di Halo è educare. In molti Paesi, spiega Peebles, «la mole di lavoro che dobbiamo svolgere è talmente grande che non riusciamo a fare tutto». Per questo occorre formare le comunità sui rischi degli oggetti esplosivi e su cosa fare se si trova un determinato oggetto. «In Afghanistan abbiamo delle donne che forniscono questa formazione ad altre donne nelle comunità. È una misura fondamentale che dobbiamo adottare, data la vastità del problema».

E poi, naturalmente, il passo successivo è cercare di rimuovere quegli oggetti. I team di Halo sono costituiti da personale internazionale e regionale. «Ciò che facciamo è impiegare le comunità locali. Offriamo lavoro a quelle persone che potrebbero non avere alcuna opzione d’impiego e le formiamo a svolgere la bonifica di quegli oggetti in tutto il mondo». Peebles sottolinea che nessun membro del personale verrà mai esposto al pericolo, e che tutti devono svolgere una meticolosa formazione sulla condotta nel rimuovere armamenti, che di solito è specifica per la regione e spesso evolve. «Halo evolve insieme ad essa», aggiunge.

Le preghiere di Papa Francesco, durante l’udienza generale del 28 febbraio, sono giunte in un momento importante. Oggi, infatti, 1° marzo, ricorre il 25° anniversario dell’entrata in vigore della Convenzione per la messa al bando delle mine antiuomo. Peebeles la definisce «una delle più feconde della storia», poiché ha segnato concretamente l’inizio del passaggio da «quello che era lo sminamento militare a ciò che abbiamo oggi, ovvero la bonifica umanitaria delle mine, nel cui ambito opera l’Halo trust». Avere la voce del Papa che sostiene il lavoro di bonifica delle mine e tutte le persone che dedicano la propria vita a svolgere questo lavoro è molto importante: «Ho visto persone che lavorano da 20, 30 anni per rimuovere le mine nelle loro comunità — conclude Peebeles —. Sono instancabili, e quanti stanno con mani e ginocchia a terra per svolgere questa bonifica meritano davvero preghiere e ringraziamenti per lo sforzo che compiono. È un compito altruistico e inerentemente umanitario, e vorrei approfittare dell’occasione per ringraziare tutto il personale di Halo e le altre persone in tutto il mondo che svolgono un lavoro pericoloso a beneficio dell’umanità».

di Francesca Merlo