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Alla ricerca del tempo che libera

 Alla ricerca del tempo che libera  QUO-051
01 marzo 2024

“Prendersi una pausa richiede un duro lavoro”. Il settimanale Time titola così un articolo, sull’ultimo numero, dedicato all’importanza del tempo libero nelle società industrializzate occidentali. Un’enunciazione che sembra un controsenso e tuttavia fotografa bene la nostra realtà quotidiana. Dopo lotte di decenni, infatti, quello che era diventato a tutti gli effetti un diritto è stato messo sempre più in discussione da uno stile di vita che ha via via ristretto gli spazi di riposo dall’attività lavorativa. La globalizzazione, la tecnologia a portata di mano sempre più pervasiva, i modelli culturali improntati al successo “sempre e comunque” hanno portato ad una progressiva erosione del tempo libero anche se ultimamente perfino le grandi aziende stanno prendendo consapevolezza che una persona lavora meglio se custodisce un tempo da dedicare a se stesso, alle relazioni e agli spazi di creatività.

In fondo, tra le dimensioni umane che la guerra recide con maggiore brutalità c’è anche il tempo libero. Le attività ordinarie — dal lavoro alla scuola — si fermano, sono paralizzate durante un conflitto bellico. Apparentemente, dunque, si estende il tempo a nostra disposizione. E tuttavia questo tempo è vuoto, non è libero perché la paura, la violenza ne determinano il corso e soffocano la persona e la sua naturale propensione alla libertà. Anche senza calarsi in una situazione estrema come quella di una guerra che scombina ogni ordine compreso quello temporale, è noto che fin dalle epoche più lontane l’uomo si è interrogato su cosa sia il tempo e su come utilizzarlo. «Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo»: uno dei passi più conosciuti della Bibbia, il capitolo 3 del Qoelet che inizia con queste parole, è non a caso una meravigliosa riflessione sul rapporto tra l’uomo e il tempo. Ed è un testo di oltre duemila anni fa.

Per venire ad epoche più recenti, Romano Guardini ha indagato su questo speciale rapporto con sguardo profondo. Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (dove la parola tempo ricorre ben 67 volte), il teologo e filosofo italo-tedesco viene citato da Francesco proprio nel capitolo intitolato “Il tempo è superiore allo spazio”. Il tempo ha un sapore, ma bisogna saperlo gustare. È lo stesso Guardini che nel suo “Le età della vita” raccontava che «quando al cardinale Carlo Borromeo fu chiesto che cosa avrebbe fatto se avesse saputo di dover morire un’ora dopo, egli rispose: “Cercherei di fare particolarmente bene quanto sto facendo ora”». Tornando al tempo libero, colpisce la riflessione che sul tema offrì Giovanni Paolo ii nei primi anni del suo Pontificato. Incontrando il Centro Turistico Giovanile, il 3 settembre 1982, Karol Wojtyła sottolineò che «il tempo libero è dato a ciascuno di noi per diventare più uomo, per guadagnare. Questa, veramente, è una vocazione, un compito: guadagnare il tempo libero, diventare più uomini, crescere umanamente, spiritualmente in questo periodo». E concluse quel discorso invitando i fedeli a «celebrare la propria umanità e lodare Dio nel giorno festivo, nel tempo libero».

Ecco la vera ricchezza del tempo libero: essere dono per intessere la relazione con l’altro e con Dio e così diventare più uomini, in fondo più se stessi. «Spesso — ha osservato Papa Francesco nell’Angelus del 15 ottobre scorso — si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso». Quel tempo che libera, ci dice il Pontefice, dobbiamo conquistarcelo. È un dono, certo. Ma non è del tutto gratuito. Costa infatti la fatica della ricerca, ma quando questa si conclude nell’incontro allora da costo diventa guadagno. (alessandro gisotti)

di Alessandro Gisotti