· Città del Vaticano ·

A 25 anni dal Trattato di Ottawa persiste la piaga delle mine antiuomo

«Subdoli ordigni»
che ancora uccidono

 «Subdoli ordigni» che ancora uccidono  QUO-050
29 febbraio 2024

Roma , 29. Vietate da 25 anni, ma tuttora mortali: sono le mine antiuomo. Il 1° marzo del 1999, infatti, entrava in vigore la Convenzione sull’interdizione delle mine antipersone, meglio nota come “Trattato di Ottawa”, dal nome della capitale canadese dove è stato siglato il documento che proibisce in tutto il mondo l’uso, lo stoccaggio, la produzione e la vendita delle mine antiuomo, stabilendo anche la distruzione di quelle inesplose. Al Trattato hanno aderito, finora, oltre 160 Paesi. Nonostante ciò, ad oggi questi «subdoli ordigni che ci ricordano la drammatica crudeltà delle guerre e il prezzo che le popolazioni civili sono costrette a subire» — come ha detto ieri Papa Francesco all’Udienza generale — mietono ancora vittime.

Il Landmine Monitor riporta infatti che, nel 2022, si sono registrati almeno 4.710 morti a causa di mine antiuomo e residuati bellici esplosivi in 51 Paesi del mondo. Nell’85 per cento dei casi, le vittime erano civili, metà dei quali bambini. L’azione contro le mine, inoltre, inclusi lo sminamento e l’assistenza alle vittime, nel 2022 è stato pari a 798,4 milioni di dollari, in aumento rispetto ai 543,5 milioni stanziati nel 2021. Complessivamente, due anni fa sono stati bonificati un totale di 219,31 km di terreno contaminato, con la distruzione di 169.276 ordigni. Dall’entrata in vigore del Trattato, inoltre, almeno 33 Paesi hanno completato l’eliminazione delle proprie scorte di mine antiuomo.

Da ricordare che già nel 2014, in occasione della terza Conferenza di revisione della Convenzione sulle mine antipersona svoltasi in Mozambico, Papa Francesco ha ribadito — in un messaggio a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato — che tali ordigni «prolungano la guerra e alimentano la paura anche dopo la fine dei conflitti. Aggiungono al fallimento umano provocato dalla guerra un sentimento di paura che prevale nello stile di vita e altera la costruzione della pace». Pertanto, «convenzioni come quella sulle mine antipersona o quella sulle munizioni a grappolo, non sono solo freddi quadri giuridici, ma rappresentano una sfida per tutti coloro che cercano di salvaguardare e costruire la pace e tutelare i più deboli».