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29 febbraio 2024
Marcello Kalowski, nato a Roma negli anni Cinquanta, sa che il padre Abram è polacco, di Lodz. Sa che apparteneva a una famiglia ebraica benestante ma proprio perché ebreo, con i suoi, da ragazzino, è stato rinchiuso prima nel ghetto, poi nel campo di Auschwitz da cui è uscito vivo. Abram racconta poco al figlio bambino il quale invece è curioso, attratto dal numero tatuato sul braccio del padre e vorrebbe sapere di Lodz, della sua storia. Abram qualcosa dice, ma poco e sempre sorridendo. È un uomo mite, socievole, che ha attraversato un inferno, una sospensione della Storia, di cui non vuole parlare, non accusa nessuno men che meno Dio perché quello che è stato lo hanno fatto gli uomini. Abram tenta per anni di ricostruirsi una vita vera, ma il male sofferto si è incistato ...
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