· Città del Vaticano ·

Conclusa la settimana di esercizi spirituali

Abbandonati nelle mani
del Padre

 Abbandonati nelle mani del Padre  QUO-050
29 febbraio 2024

A colloquio con il carmelitano scalzo François-Marie Léthel 


Di fronte alla superficialità e all’esteriorità, oggi c’è bisogno più che mai di riscoprire l’interiorità, la profondità, attraverso un’esperienza forte dell’amore di Gesù. Uno strumento fondamentale per il cristiano, soprattutto in questo tempo quaresimale, è la pratica degli esercizi spirituali, che aiuta a vivere un momento di preghiera intensa e di abbandono nelle mani del Padre e dello Spirito Santo, accompagnati da Maria, la Madre di Gesù. Padre François-Marie Léthel, religioso dei Carmelitani scalzi — che dal 13 al 19 marzo 2011 predicò gli esercizi a Benedetto xvi e alla Curia romana sul tema: «La luce di Cristo nel cuore della Chiesa - Giovanni Paolo ii e la teologia dei santi» — ne parla in questa intervista a «L’Osservatore Romano» ricordando «la grande grazia» di quell’esperienza di 13 anni fa ed esprimendo «la gioia» di aver vissuto in comunione con Francesco il tempo degli esercizi spirituali quaresimali che il Pontefice e la Curia romana hanno compiuto in modo personale la scorsa settimana.

Cosa significa fare gli esercizi spirituali?

Significa dedicare alcuni giorni per un incontro rinnovato con Gesù, immergendosi nella preghiera profonda. È un abbandono nelle “due Mani” del Padre che sono Gesù e lo Spirito Santo, secondo la bella immagine di sant’Ireneo di Lione. Il prototipo degli esercizi spirituali sono i dieci giorni tra l’Ascensione e la Pentecoste, quando tutti i discepoli di Gesù, gli apostoli e le donne erano riuniti nel Cenacolo, «perseverando nella preghiera con Maria la Madre di Gesù» (cfr. At, 1, 14). Così si preparavano ad accogliere il dono dello Spirito Santo per uscire e annunciare il Vangelo a tutto il mondo. Questo si verifica negli esercizi spirituali, che siano vissuti in comunità o nella solitudine, sempre accompagnati dalla dolce presenza di Maria Madre di Gesù e della Chiesa, incomparabile guida e maestra della preghiera.

Quali sono gli elementi essenziali che caratterizzano l’esperienza degli esercizi?

Una bella luce evangelica sugli esercizi ci è offerta nell’incontro dei due discepoli di Emmaus con Gesù Risorto. Questo incontro avviene alla fine del loro cammino con lui. Era in mezzo a loro, ma non erano capaci di riconoscerlo, schiacciati dalla tristezza, dalla mancanza di fede e di speranza. Spiegando la Scrittura, Gesù riaccende i loro cuori e alla fine lo riconoscono nello spezzare il pane (cfr. Lc 24, 35). Così gli esercizi spirituali ci fanno incontrare Gesù nell’ascolto della sua Parola e nella partecipazione più profonda all’Eucaristia. Nell’Antico Testamento, il profeta Osea illumina nel modo più bello una componente essenziale degli esercizi che è la conversione, di cui abbiamo sempre bisogno, insieme a tutta la Chiesa che è «allo stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione» (Lumen gentium, n. 8). Alla luce del grande simbolo dell’Alleanza che è il matrimonio, il Signore chiama la sua sposa infedele — che ci rappresenta tutti — alla più profonda conversione, che è la conversione al suo amore, sempre misericordioso e fedele: «Ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (...). Ella mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza (...). Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 16-22). Questa simbolica dell’amore sponsale è stata particolarmente approfondita dai tre dottori del Carmelo, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce e Teresa di Lisieux, con il tema del “matrimonio spirituale” della santità alla quale siamo tutti chiamati, uomini e donne, in ogni stato di vita. Per san Giovanni della Croce, la persona santa è “un’anima innamorata” («alma enamorada») dello Sposo Gesù. È una delle caratteristiche degli esercizi spirituali nello stile carmelitano (un po’ diverso da quello ignaziano). In questa luce va anche riscoperto il sacramento della riconciliazione come componente essenziale di questi esercizi. Un testo evangelico fondamentale è anche l’ultimo dialogo di Gesù Risorto con Pietro. Al discepolo che l’aveva rinnegato tre volte, Gesù chiede un triplice atto d’amore: «Mi ami tu? — Tu sai che ti amo» (cfr. Gv 21, 15-18). Così Gesù ci rinnova nella sua Alleanza, nella nostra vocazione alla santità con l’azione dello Spirito Santo nei nostri cuori che intensifica la vita di fede, speranza e amore. Qui, Teresa di Lisieux è una eccellente maestra, come scrive Papa Francesco nella sua esortazione apostolica C’est la confiance: «L’atto di amore “Gesù, ti amo”, continuamente vissuto da Teresa come il respiro, è la sua chiave di lettura del Vangelo. Con questo amore s’immerge in tutti i misteri della vita di Cristo, dei quali si fa contemporanea, abitando il Vangelo insieme a Maria e Giuseppe, Maria di Magdala e gli Apostoli. Insieme a loro penetra le profondità dell’amore del Cuore di Gesù» (n. 34).

Il Pontefice parla spesso della necessità del discernimento nella vita cristiana. Gli esercizi possono aiutare in questo?

Certo, gli esercizi spirituali sono un tempo privilegiato per vivere questo discernimento, riportando tutta la propria vita nella luce di Gesù e del Vangelo, per distinguere con più chiarezza il bene e il male, il vero e il falso. Papa Francesco ha sviluppato questo grande tema della sua spiritualità ignaziana alla fine dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate (n. 166-175).

Quali sono le tentazioni e i rischi che possono pregiudicare la riuscita degli esercizi?

C’è sempre il rischio di vivere gli esercizi in modo superficiale, come una formalità, una cosa che si deve fare. È lo stesso rischio per le persone che guidano o che seguono gli esercizi. Per tutti, è essenziale avere sempre presente l’orizzonte della santità. È il momento privilegiato per ravvivare questo desiderio come unico senso della vera vita cristiana. Quando non è più presente, viene sostituito da tanti desideri che non sono buoni. Ma è importante ritrovare il vero senso della santità, non come un ideale lontano e irraggiungibile, ma come un cammino di vero amore nelle piccole cose della vita quotidiana. Il magistero di Papa Francesco è molto prezioso a questo proposito, soprattutto nelle sue tre esortazioni apostoliche: Evangelii gaudium, Gaudete et exsultate, C’est la confiance. Teresa di Lisieux, tanto cara al nostro Pontefice, è forse la migliore maestra con la sua «piccola via della fiducia e dell’amore». La sua affermazione riguardo alla «fiducia che solo conduce all’amore» (C’est la confiance, n. 1) è fondamentale. È la mancanza di fiducia che può paralizzarci e sterilizzare gli esercizi spirituali. Bisogna anche aggiungere che la riuscita di questa pratica è spesso un segreto che solo il Signore conosce. Così, gli esercizi predicati dal francescano padre Prou al Carmelo di Lisieux non erano piaciuti alla comunità, ma avevano dato una luce decisiva a Teresa. Potevano sembrare un fallimento, mentre erano la più grande riuscita!

Oggi c’è veramente bisogno degli esercizi spirituali?

Più che mai, c’è oggi bisogno di esercizi spirituali in mezzo a tutte le difficoltà e le sofferenze dei cristiani nel mondo, di fronte alle persecuzioni e a tutte le tentazioni contro la fede, la speranza e il vero amore. C’è bisogno di un’esperienza forte dell’amore di Gesù, di Colui che solo è la Via, la Verità e la Vita. Di fronte alla superficialità e all’esteriorità, c’è più che mai bisogno di interiorità e di profondità. C’è bisogno della preghiera nella sua forma più personale dell’orazione che secondo Teresa d’Avila è «la porta del Castello interiore» dell’anima. C’è bisogno della vera vita mistica come intensa vita di fede, speranza e amore, senza niente di straordinario. Ma per questo, è indispensabile il dono totale di sé al Signore e ai fratelli. Questo è il vero amore che Teresa di Lisieux vive sotto la guida di Maria, poiché «amare è dare tutto e dare se stesso» (C’est la confiance, n. 36). È lo stesso Totus tuus che san Giovanni Paolo ii aveva imparato da san Luigi Maria Grignion de Montfort.

Gli esercizi sono una pratica alla portata di tutti?

Certo, gli esercizi sono necessari per tutti, a tutte le età della vita e in tutti gli stati di vita, e per questo conviene adattarli in tanti modi diversi: per i sacerdoti e per i consacrati, per i fidanzati e per gli sposi, per i bambini, i giovani e gli anziani, per i portatori di handicap e per i malati. Tutti hanno bisogno di ritrovare la bellezza della vita cristiana e del suo più profondo dinamismo come veniva espresso da Teresa di Lisieux: «Amare Gesù e farlo amare» (C’est la confiance, n. 9).

di Nicola Gori