· Città del Vaticano ·

Parolin sui conflitti in Europa e Medio Oriente

L’unica strada
è quella del dialogo

  L’unica strada è quella del dialogo  QUO-049
28 febbraio 2024

Il timore per il profilarsi di scenari inquietanti nel cuore del Vecchio Continente: è ciò che ha espresso ai giornalisti il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a margine della cerimonia di premiazione, ieri pomeriggio, presso l’Istituto Maria Bambina, a Roma, del concorso “Economia e società” promosso dalla Fondazione Centesimus Annus - pro Pontifice.

Mentre si ventila un intervento militare diretto dell’Occidente in Ucraina, il porporato ha affermato che una cosa del genere «fa paura» perché «si realizzerebbe quella escalation che abbiamo sempre cercato di evitare fin dall’inizio». «È davvero, non dico apocalittico perché forse è una parola esagerata in questo momento, certamente però è temibile, temibile», ha detto.

Alla domanda di un cronista su come si possa giustificare una simile proposta avanzata dalla Francia, il cardinale Parolin ha dichiarato che essa probabilmente trova origine nel fatto che «ormai da due anni questa guerra continua senza nessuna prospettiva di soluzione, né di soluzione militare, perché sul campo le forze rimangono più o meno nelle stesse posizioni e nessuna prospettiva di soluzione negoziata». E h aggiunto che «sarebbe l’ideale trovare davvero una strada per poter far sì che le due parti si mettessero a parlare, dialogare. Credo che se si parla si trova, poi, una soluzione». «Sono stati proposti vari tipi di soluzione — ha osservato —, l’importante è che ci sia la volontà di farle».

Relativamente al conflitto israelo-palestinese, il segretario di Stato ha confermato che non ci sono stati sviluppi nei contatti diplomatici con Israele. «Abbiamo preso atto di quello che l’ambasciatore ha detto», ha spiegato, sottolineando che «quello che noi vorremmo è che si potesse avviare un dialogo al di là delle polemiche che forse sono anche in un certo senso giustificate dall’appassionamento cui questa guerra ha dato origine da entrambe le parti». «Evidentemente su queste cose bisogna ragionare un po’ con più calma, a mente fredda», ha detto.

«Ciò che ci interessa — ha scandito ancora il segretario di Stato — è che si arrivi a trovare una strada, per la liberazione degli ostaggi, prima di tutto, per l’assistenza umanitaria che continua a essere molto pesante. Quindi l’unica strada è quella di un cessate-il-fuoco».

Di fatto, è l’appello alla fraternità il cardine su cui si è concentrato il cardinale Parolin nel suo intervento, dopo la premiazione dell’opera della professoressa cilena Montero Orphanopoulos, Vulnerabilidad. Hacia una ética más humana.

Dal segretario di Stato, infine, è giunto l’auspicio a cambiare le strutture economiche «che tuttora generano povertà, esclusione e dipendenza», favorendo un tipo di solidarietà internazionale in grado di sradicare una delle radici più profonde ed antiche dell’imperialismo finanziario: il controllo dei debiti degli Stati.

di Antonella Palermo