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In Kenya continuano gli sgomberi forzati degli indigeni Ogiek, sacrificati in nome dello sfruttamento ambientale

Un pugno di cenere

Margaret Nasieku, a teacher and a member of the Ogiek community, looks at the remains of St. ...
27 febbraio 2024

Un pugno di cenere: è ciò che resta delle abitazioni del villaggio di Sasimwani, nella foresta Mau del Kenya. Qui vive il popolo Ogiek. O almeno viveva. Da tempo, infatti, questa comunità indigena è sottoposta a sgomberi forzati da parte delle autorità statali. Secondo Nairobi, gli Ogiek sarebbero responsabili dell’eccessivo sfruttamento e quindi del deperimento della foresta Mau che, con i suoi 273.300 ettari, è la più importante foresta pluviale montana dell’Africa orientale.

Ma la realtà rivela un’altra faccia, fatta dalla deforestazione selvaggia (resa possibile grazie alla cancellazione nel 2023 di una legge che la proibiva) e dal mercato dei crediti di carbonio su milioni di ettari del Kenya. Alcune fonti, infatti, riferiscono di un accordo al riguardo raggiunto nel corso della Cop28, la Conferenza delle parti sul cambiamento climatico svoltasi a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, lo scorso dicembre. Il presidente William Ruto ha tuttavia smentito tale ipotesi, proponendo al contrario l’introduzione di una carbon tax, così da contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Resta comunque il dato che, per investitori senza scrupoli, gli Ogiek rappresentano solo un ostacolo all’avidità e all’accaparramento. Ad oggi, nel villaggio di Sasimwani, oltre 700 persone sono rimaste senza casa. Ma molte di loro, tra cui numerosi bambini, non hanno voluto lasciare la loro terra, scegliendo di vivere all’aperto, esposti alle intemperie. «Stanno vivendo nel terrore», afferma Daniel Kobei, presidente e portavoce del Programma per lo sviluppo del popolo Ogiek, puntando il dito contro il governo di Nairobi che «distrugge i suoi stessi figli senza alcuna vergogna».

Non è la prima volta che accade: gli sgomberi forzati degli Ogiek vanno avanti da tempo, nonostante nel 2017 la Corte africana per i diritti dell’uomo e dei popoli abbia riconosciuto a questo popolo indigeno il diritto a restare nelle sue terre ancestrali.

Per dare voce a questo dramma nascosto, dunque, recentemente Amnesty International, Survival International e Minority Rights Group International hanno diffuso un documento congiunto nel quale chiedono al governo del Kenya di «porre fine immediatamente» a tali sgomberi, di rispettare i diritti degli Ogiek, compresi quelli alla terra, e di rimediare ai danni già commessi che supererebbero ormai i 306.000 euro. Mettendo poi in guardia dalla «escalation di questi e altri abusi contro gli Ogiek», le associazioni firmatarie della dichiarazione concludono sottolineando che «non si può proteggere il nostro pianeta senza riconoscere e rispettare i diritti dei popoli indigeni alle loro terre». (isabella piro)