· Città del Vaticano ·

L’arcivescovo Fisichella presiede la messa nel santuario filippino di Antipolo

Spalancare le porte per accogliere tutti

 Spalancare le porte per accogliere tutti  QUO-047
26 febbraio 2024

Quello che giunge da Antipolo è «un vero messaggio di pace perché assicura la presenza e la vicinanza di Dio per sempre nella nostra vita»; e chiunque vive l’esperienza della prossimità del Signore «diventa a sua volta strumento di vicinanza per quanti sono nel bisogno». Lo ha detto l’arcivescovo Rino Fisichella durante la messa di ringraziamento celebrata questa mattina, 26 febbraio, per la proclamazione della cattedrale della diocesi filippina a santuario internazionale dedicato a Nostra Signora della pace e del buon viaggio. Qui infatti è custodita un’antica statua della Vergine, giunta dal Messico nel xvii secolo e venerata con tale titolo.

Esiste, ha sottolineato il pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione - Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo , «una necessaria conseguenza per quanti si fanno pellegrini al santuario: l’esperienza di grazia che qui si vive ha bisogno di essere comunicata e trasmessa agli altri». In proposito il presule ha affermato che «noi non viviamo per noi stessi, ma sempre siamo evangelizzatori». Il pellegrino a Nostra Signora della pace e del buon viaggio sa che «non può lasciare il santuario senza portare con sé il messaggio di pace che la Madre di Dio gli dona». È certamente «un messaggio per sé, ma diventa una responsabilità perché sia condiviso».

In tal senso, il pellegrinaggio ha «la missione di unire spiritualmente i cristiani con tutti i credenti sparsi nel mondo». Il titolo di santuario internazionale non «è solo un privilegio che viene concesso, ma una missione che va condivisa»: esso rende capaci di aprirsi «alla missione di non avere confini, ma di spalancare le porte per accogliere tutti soprattutto i più poveri e quanti hanno bisogno di consolazione e pace». Oggi, ha aggiunto Fisichella, la Vergine Maria ripete le stesse parole udite da Giacobbe: «Sappiate che io sono con voi; vi proteggerò ovunque andiate; non vi lascerò mai...». Anche per ciascun fedele «è importante salire la scala che porta fino al cielo per vivere in pienezza la vita eterna che ci è stata donata nel giorno del battesimo e che abbiamo ogni giorno la responsabilità di condividere con i fratelli e le sorelle che giungono in questo santuario».

Il presule ha sottolineato che come nella Genesi, anche nel santuario è presente una scala che sale fino a Dio. E «ci accompagna in questo salire verso il cielo la Vergine Maria», Lei che «presso la croce ha ricevuto l’incarico da parte di Gesù di prendersi cura di ognuno di noi come fossimo i suoi figli, e lo siamo realmente». Da qui, l’invito ad aprire il cuore, a tenere «fisso lo sguardo verso il suo volto», a lasciarsi guardare da Lei che «con amore di Madre non ci abbandona mai». E non c’è bisogno di moltiplicare le parole; «Lei sa già di cosa abbiamo bisogno». Si deve solo confidare «nel suo aiuto e avere la certezza che non mancherà mai la sua vicinanza e la sua condivisione». Se si è nella gioia, ha aggiunto Fisichella, «Lei gioisce con noi; se soffriamo, Lei soffre con noi; se rivolgiamo la nostra preghiera, Lei intercede perché sia esaudita».

Facendo riferimento alla Lettera di san Paolo ai Romani (8, 28-30), l’arcivescovo ha evidenziato che Dio non ci abbandona mai. «In qualsiasi situazione possiamo trovarci — ha detto — lui rimane accanto a noi». Maria «è rimasta accanto alla croce mentre Gesù soffriva e moriva». Il suo cuore di Madre «aveva comunque la certezza che le parole di suo Figlio si sarebbero realizzate», cioè che dopo tre giorni sarebbe resuscitato. «Quanta speranza — ha commentato il celebrante — avrà avuto nel suo cuore Maria in quei tre giorni. Dentro di lei si alternavano momenti di profonda tristezza e dolore, ma accompagnati dalla speranza della risurrezione». La stessa speranza la Vergine indica «a ciascuno di noi oggi qui, nel suo santuario, dove l’icona risplende in tutta la sua bellezza e raccoglie la preghiera di milioni di fedeli che vengono a Lei per pregare ed essere consolati».

L’auspicio conclusivo dell’arcivescovo è che questa casa di Dio possa «essere luogo dove la fede diventi più forte per la preghiera incessante che sale verso il Padre per intercessione della Vergine Maria; la speranza sia rafforzata per il cammino che dobbiamo compiere fino al raggiungimento della meta finale; la carità sia vissuta con abbondanza del cuore nel riconoscere le forme di misericordia che il Signore ci ha lasciato».

Al termine, il vescovo di Antipolo monsignor Ruperto Cruz Santos — che ha concelebrato insieme con il nunzio apostolico, arcivescovo Charles John Brown, e a numerosi presuli e sacerdoti — ha rivolto al presule parole di ringraziamento, ricordando che era stata la Conferenza episcopale delle Filippine nel 2021 a chiedere che la cattedrale potesse diventare il primo santuario internazionale del Paese. La proclamazione si è svolta il 26 gennaio scorso alla presenza di ottanta vescovi da tutto il Paese.