· Città del Vaticano ·

La testimonianza di un sopravvissuto afghano

«Ricordo ancora le grida di chi cercava i figli in mare»

  «Ricordo ancora  le grida di chi cercava i figli  in mare»  QUO-047
26 febbraio 2024

Questa notte, alla veglia in spiaggia per il primo anniversario del naufragio di Cutro, si è distaccato dal gruppo e si è diretto a riva. Guardava il mare agitato, lo stesso sul quale è rimasto l’anno scorso per un’ora e mezza prima che un elicottero lo trasportasse a riva. «Mi sono salvato perché mi sono aggrappato a un legno che galleggiava. La cosa più brutta che ricordo sono le grida delle mamme e dei papà che cercavano i figli in mare. Sono stato incosciente, non ho pensato ad aiutarli…».

Haroon Mohammadi, 24 anni, è uno dei pochi e più giovani sopravvissuti alla strage del 26 febbraio 2023. Afghano, barbetta, outfit alla moda, sembra parlare con distacco di quanto ha vissuto. «Sono morti un mio amico e mio cugino, ma non voglio ricordare», dice ai media vaticani, con l’ausilio di un traduttore dal farsi. Taglia corto ad ogni domanda, ma gli occhi diventano lucidi quando parla dei genitori, rimasti in Iran. «Avevano organizzato il mio funerale. Non sono riuscito a parlare con loro per settimane… Pensavano fossi morto, poi un mio cugino è riuscito a telefonargli. Non ci credevano, dicevano: non è vero, non è vero! Allora me li ha passati… (fa una pausa) è stato bello».

Con la famiglia Haroon era fuggito dall’Afghanistan dopo la presa di potere dei talebani: «Non potevo più studiare, sono scappato in Iran». Dall’Iran si è mosso in Turchia e poi in Grecia: «Ma sono stato rimandato indietro». In Turchia ha presto cercato una via di fuga: «È invivibile, non c’è supporto economico, siamo soli, la polizia ci caccia tutti i giorni. Cercavo la strada più veloce per attraversare il mare». Gli è stato proposto il caicco “Summer Love” e pure a caro prezzo: «… ed è avvenuta la tragedia. Ci avevano detto che era adatta per 80 persone, eravamo molti di più».

Ora Haroon vive ad Amburgo dove studia e lavora come barbiere, la sua «passione». Al governo italiano lancia un appello: «Ci ha promesso di portare le famiglie in Italia, è passato un anno e non si sa nulla. Chiedo un’azione».

di Salvatore Cernuzio