L’educazione è «un lavoro corale», che richiede sempre «collaborazione e attività di rete». Con questo invito a non rimanere «mai soli» e a evitare «l’autoreferenzialità», Papa Francesco si rivolge con un messaggio ai partecipanti al congresso sul tema: «La Chiesa nell’educazione: presenza e impegno», promosso dalla Conferenza episcopale spagnola attraverso la Commissione episcopale per l’educazione e la cultura. L’incontro, al quale prendono parte circa 1.200 persone, celebra oggi a Madrid la sua sessione conclusiva.
Nel messaggio — datato 20 febbraio e pubblicato sul sito dell’episcopato iberico — il Pontefice sottolinea che l’educazione «non è possibile senza scommettere sulla libertà aprendo la strada all’amicizia sociale e alla cultura dell'incontro». In effetti, il distintivo dell’educazione cattolica in tutti gli ambiti «è la vera umanizzazione, un’umanizzazione che nasce dalla fede e genera cultura», perché Cristo, sottolinea il Papa, «abita sempre nelle nostre case, parla la nostra lingua, accompagna le nostre famiglie e il nostro popolo».
Poi nel testo un riferimento alla presenza e all’impegno specifico della Chiesa spagnola in questo ambito, e anche al ruolo di tante persone e comunità che «hanno contribuito con il proprio lavoro all’identità culturale della vostra società e che hanno arricchito anche il cammino della Chiesa universale».
L’educazione, si legge ancora nel messaggio, è prima di tutto «un atto di speranza in chi abbiamo di fronte, nell’orizzonte della sua vita, delle sue possibilità di cambiare e di contribuire al rinnovamento della società». In questo senso, tutti «hanno diritto all’educazione» e «nessuno deve essere escluso». Da qui il pensiero ai tanti bambini e giovani che «non hanno accesso all’educazione in diverse parti del mondo» e «che subiscono oppressione, e persino la guerra e la violenza».
Il Pontefice si rallegra molto che la Chiesa iberica faccia sua questa urgenza dell’educazione. «Lavorate — scrive — per le vostre esigenze, in Spagna, senza dimenticare nessuno. Siate sensibili alle nuove esclusioni che genera la cultura dello scarto». E, aggiunge, «non perdete mai di vista che la creazione di rapporti di giustizia tra i popoli, la capacità di solidarietà verso i bisognosi e la cura della casa comune passeranno per il cuore, la mente e le mani di quanti oggi vengono educati».
Il Papa esprime riconoscenza per il fatto che la comunità ecclesiale spagnola guardi «alla sua missione educativa in tutta la sua vastità»: si potrebbe dire, annota, che «è un segno dei tempi». Da qui il grazie particolare a tutti gli educatori, agenti e protagonisti dell’educazione, per quanto «talvolta stanchi e oggi poco apprezzati»: la loro missione, assicura, «è cara a Dio ed è molto importante per i vostri fratelli».
Il Papa invita a continuare a riflettere e a camminare insieme, a valorizzare l’identità e la fede. Infine, conclude invocando la benedizione sulle famiglie che «devono educare i propri figli» e su «tutti coloro che si dedicano alla missione educativa», incoraggiandoli a essere «artigiani della pace».