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Bailamme

Il diritto di Priamo

 Il diritto di Priamo  QUO-045
23 febbraio 2024

L’Iliade, il testo fondante della poesia e della cultura Occidentale, inizia come è noto con l’ira di Achille. Il guerriero acheo è l’eroe, anzi il super-eroe con i super-poteri, invincibile in battaglia, icona stessa della guerra. Il poema gira intorno alla sua ira e al superamento di quella collera che avviene per un dolore anche più grande: la morte dell’amato Patroclo.

Il poema di Omero celebra la vittoria militare dei greci in terra straniera. Eppure termina non con il rogo di Troia o il funerale di Achille, l’eroe greco (non del tutto invincibile infine), ma con i funerali di Ettore, l’eroe troiano, il nemico. E già questo particolare dice molto, indica una “cifra” di quella civiltà che si fonda sui testi omerici.

Ma c’è di più, c’è la poesia, che non è orpello, la parola bella che copre la realtà, ma è tutt’uno con la vita, è della stessa pasta di tutto ciò che è umano. E qui la poesia, alta, sublime, commovente, è in quel momento avvenuto subito prima il funerale di Ettore: la consegna, il riscatto, del corpo del grande guerriero troiano a suo padre, Priamo. Quel funerale è stato possibile ma non era scontato, anzi sembrava impossibile perché Achille, ancora in preda alla sua ira, aveva fatto scempio di quel corpo, martoriandolo nella polvere davanti alle porte della città nemica, sotto gli occhi del padre. E si era tenuto quel cadavere lacerato lasciandolo marcire.

Ma ecco l’imprevisto, il miracolo, perché la poesia al fine di questo parla: Priamo trova il coraggio, il cuore — «un cuore forte come l’acciaio!» esclamerà Achille — necessario per recarsi da solo e in ginocchio dall’uccisore del figlio ed esporre la sua supplica. E «quando il divino Achille fu sazio di pianto, / gli svanì quella voglia dal corpo e dal cuore, /s’alzò di scatto dal seggio, sollevò per la mano il vecchio,/ mosso a pietà dalla sua testa bianca, dal suo mento bianco, / e, articolando la voce, gli diceva parole che volano».

Achille si commuove vedendo il vecchio genitore in ginocchio davanti a lui, ripensa a suo padre Peleo, e cede. Solo così può dire «parole che volano»”, arrendendosi e ricordando che fatti non siamo «per viver come bruti».

La civiltà umana non nasce con l’ira di Achille, ma quando quest’ira finisce e viene placata dalla pietà e il giusto culto dei morti può finalmente essere compiuto. Ieri come oggi. 

di Andrea Monda