· Città del Vaticano ·

In Sri Lanka al seguito del «Movimento e azione dei gesuiti insieme per lo sviluppo»/1

Viaggio nell’isola che ha fame di dignità e di futuro

 Viaggio nell’isola che ha fame di dignità e di futuro  QUO-044
22 febbraio 2024

Potenziare primariamente il sistema educativo per edificare il benessere integrale della persona e costruire una nuova leadership attenta ai bisogni reali di un popolo che ha fame di dignità, opportunità di lavoro, coscienza di sé: è quanto si propone in Sri Lanka la Fondazione Magis (Movimento e azione dei gesuiti insieme per lo sviluppo), opera della Provincia euro-mediterranea della Compagnia di Gesù che coordina e promuove attività missionarie e di cooperazione internazionale con 47 progetti in ventidue paesi attraverso l’impegno e l’azione di gesuiti e di laici.

Un’isola ferita


La prima destinazione del viaggio è la capitale commerciale dell’isola, Colombo, città dall’architettura poliedrica frutto del suo lungo passato coloniale britannico, sede dell’unico aeroporto dello Stato, adagiata lungo la costa occidentale, sull’Oceano Indiano. La base per gli spostamenti interni — che avrebbero condotto fino all’estremo lembo settentrionale, a un passo dall’India — sarebbe stata Negombo, a una quarantina di chilometri, nell’arcidiocesi di Colombo, dove si trova la Curia provinciale dei gesuiti, nello stesso comprensorio della chiesa di San Sebastiano resa tragicamente nota dagli attentati di Pasqua che cinque anni fa causarono la morte di oltre cento persone. La visita sarebbe avvenuta l’ultimo giorno della settimana, e se ne sarebbe colta tutta la sobria e sorvegliata bellezza dopo la ricostruzione. Intanto, le luminarie lungo le stradine di questa parte residenziale della cittadina, segno della festa della Presentazione di Gesù al tempio appena celebrata, sono come primizie di un’accoglienza che, pur nell’assoluta semplicità di mezzi, si sarebbe rivelata ogni giorno più brillante e calorosa. La compagnia, lungo l’intera permanenza, è quella del presidente del Magis, il professor Ambrogio Bongiovanni, da oltre trent’anni impegnato nel sub-continente indiano.

Progettare insieme


«Lo specifico del nostro operare sta nel fatto che le attività vengono progettate insieme, si lavora per una visione comune sul campo, non con azioni calate dall’alto», spiega Bongiovanni, docente della facoltà di Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana e direttore, presso lo stesso ateneo, del Centro studi interreligiosi. Racconta dell’efficacia di questo stile che anima e orienta le iniziative di aiuto umanitario, in particolare nel Sud del mondo, nei settori della cultura, dei diritti fondamentali, della pace, della salute. «Un’esperienza molto positiva perché realmente ci si sente coinvolti, c’è una vera corresponsabilità tra le persone», osserva. È tangibile la bellezza del rapporto che si riesce a stabilire con la pluralità di culture presenti in queste regioni dove più che mai risuona forte il «bisogno di un’azione trasformativa della missione» stessa. Proprio nei giorni del viaggio giunge peraltro la notizia dell’approvazione, da parte dell’Agenzia italiana per la cooperazione internazionale del Ministero per gli affari esteri italiano, di un progetto che il Magis andrà a implementare e che impegna oltre un milione di euro per promuovere in Sri Lanka non solo l’educazione, su cui è maturato un collaudo più che valido, ma anche l’ecologia integrale, tanto cara a Papa Francesco, e la riconciliazione. Di fatto sono tre cardini, questi, emblematicamente interconnessi in una realtà dove ancora sensibili sono le tracce della guerra civile fra tamil e singalesi e dove una delle sfide prioritarie è proprio quella di lenire le ferite favorendo scambi, collaborazione, superamento di pregiudizi, tra le minoranze religiose e tra le diverse etnie.

Formare generazioni per una nuova leadership


«È un nuovo “step” di collaborazione per aiutare le persone più svantaggiate. Ho molte speranze», commenta questa nuova fase che si apre padre Angelo Sujeewa Pathirana, il superiore provinciale dei gesuiti che ci guida nel territorio: «È molto importante la cooperazione, come è stato ai tempi dello tsunami». Ricorda quel maremoto nell’Oceano Indiano, uno dei più catastrofici disastri naturali, che causò oltre 230.000 morti. Un’umanità da soccorrere, sì, ma soprattutto, oggi, da accompagnare perché riesca ad acquisire quell’empowerment che la affranchi da una povertà schiacciante per molti. Basti pensare che l’aumento del 18 per cento dell’Iva sta mettendo in ginocchio le famiglie, le quali lamentano che i costi sono diventati «insostenibili e inaccessibili». A subirne le conseguenze è uno dei settori su cui invece gli investimenti dovrebbero essere più consistenti: quello scolastico. Sono in calo le importazioni di cancelleria, librerie storiche licenziano il personale. Il prezzo della carta è aumentato del 300 pere cento, i trasporti soffrono dello stesso trend. «Si tratta di trasmettere strumenti base di conoscenza, soprattutto la buona conoscenza dell’inglese, di offrire anche un modo per condividere i valori cristiani», afferma padre Angelo, ma in gioco è anche lo sviluppo di una «visione politica, di una postura attenta ai mali della società». Si tratta di preparare le nuove generazioni ad affrontare con spirito nuovo i problemi: «Cerchiamo anche di far riferimento al metodo ywl che mira in particolare a offrire alle ragazze delle scuole superiori esperienze per responsabilizzarle anche come leader, nella consapevolezza dei propri diritti», precisa il religioso.

Il Paese ha fame


«Siamo abbastanza disgustati della mancanza di un cambiamento politico verso cui guardare con fiducia», osserva ancora il superiore provinciale. Pensa alle elezioni presidenziali che sono in programma quest’anno sebbene sia di questi ultimi giorni la nota diffusa dall’ufficio del presidente della Repubblica, Ranil Wickremesinghe, secondo cui dovrebbero tenersi nel 2025. «Ci interessa capire come sarà la nuova leadership, quale sarà la sua agenda, se attuerà le aspirazioni del popolo che vive una crisi economica forte, se promuoverà il superamento della corruzione e della cattiva amministrazione dello Stato. Noi speriamo in un cambiamento affinché i politici guardino non ai propri interessi ma a quelli del Paese», scandisce il gesuita. Sono parole che fanno eco a quelle che il 4 febbraio, anniversario della Repubblica, mentre le arterie della città parate a festa venivano percorse verso uno dei sobborghi più desolati di Colombo, pronunciava il cardinale arcivescovo di Colombo, Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don. Nella chiesa di periferia di Tutti i Santi, il porporato si chiedeva quale fosse l’essenza di celebrare la libertà quando la nazione è stata colpita da turbolenze economiche e dallo stallo politico. «La gente ha fame», tuonava. Di fatto, lo Sri Lanka ha dichiarato bancarotta nell’aprile 2022, accumulando debiti per oltre 83 miliardi di dollari. Le dimissioni di Gotabaya Rajapaksa da presidente hanno portato all’attuale governo provvisorio che ha stipulato un prestito con il Fondo monetario internazionale da 2,9 miliardi di dollari il quale ora sembra, dopo che l’inflazione ha raggiunto il 95 per cento, far vedere spiragli di ripresa al Paese. Attualmente lo Sri Lanka ha il dato più basso in tema di pagamenti in tutta la regione dell’Asia-Pacifico e Oceania e a partire dal 2022 ha registrato un massiccio esodo di lavoratori qualificati e non qualificati proprio in conseguenza del crollo della valuta.

Il Centro Shanti alla periferia di Colombo


Dehiwala è uno dei quartieri più poveri della capitale. Qui opera l’associazione non-profit Shanti Community Animation Movement, fondata nel 1977 dal missionario gesuita padre Michael Catalano, originario di Napoli. L’accoglienza è del padre gesuita Ranjiit Yawu, direttore, e di Sujeewa, sua assistente, nonché insegnante e counselor. Sorrisi larghi, clima fraterno, lei buddista, ci lavora dal 1999. «Seguiamo cinquantasei bambini. Con il dopo scuola ne coinvolgiamo circa quattrocento. Qui si trovano a loro agio, l’ambiente è amichevole. I piccoli qui sono molto felici», racconta: «Qui la gente è poverissima. Guadagna 10-15.000 rupie (nemmeno 50 euro al mese) e vive in case molto piccole. Gli uomini raramente si trovano: sono in carcere, deceduti, scomparsi, fanno uso di alcol, sbandati. Alle volte manca anche la figura della mamma che magari è andata all’estero a cercare nuove opportunità di lavoro. In quel caso ci sono solo figli soli, il maggiore che accudisce i più piccoli». La foto di Sujeewa su Colombo è quella di un ambiente «degradato e pericoloso». Spiega che il Centro fornisce programmi di capacity building, skills training e formazione rivolti a bambini e adulti, con particolare attenzione alle donne, alle vittime di guerra e di disastri naturali. “Gioca e impara” è il motto con cui si cerca di stimolare le capacità artistiche dei bambini iscritti. C’è anche un programma di safeguarding per le mamme, sottolinea. Sia lei sia il gesuita riferiscono anche di casi di abuso che avrebbero subito i minori per lo più costretti in spazi domestici troppo ristretti dove i già fragili equilibri familiari rischiano di saltare per un nonnulla. L’aula è piccola ma trionfano i colori dei disegni dei bambini, contraltare del color fango lungo il canale con addossati cubi sgangherati di dimore dove ci si abbevera e ci si lava presso un unico rubinetto in strada, si bruciano i rifiuti lungo il ciglio, una mamma accudisce i suoi quattro figli nati ciascuno da un papà diverso.

Verso le piantagioni di tè


Quello spaccato alle porte della capitale era solo l’anticamera di un degrado che con maggior rilievo sarebbe emerso man mano nell’addentrarsi nelle aree rurali del centro dell’isola, laddove raramente arriva l’aiuto delle ong, dove il turismo di zone montane di grande e insospettato fascino rivela il suo lato oscuro, deprimente, senza sbocco. Se non fosse per l’azione missionaria di cui il Magis si fa portavoce. Alla prossima puntata, dalle piantagioni di tè, l’oro verde di Ceylon.

di Antonella Palermo
da Colombo (Sri Lanka)