· Città del Vaticano ·

Almeno 25 milioni di persone soffrono l’aumento vertiginoso della fame e della violenza

L’onda d’urto della guerra
in Sudan

A Sudanese woman who has fled from the war in Sudan gets off a truck loaded with Sudanese families ...
20 febbraio 2024

Una vera e propria onda d’urto che si ripercuote sui più poveri e indifesi. Sono almeno 25 milioni le persone che soffrono l’aumento vertiginoso della fame e della malnutrizione innescato da oltre 10 mesi di guerra in Sudan. A lanciare l’allarme è il World food programme dell’Onu (Wfp), che richiama l’attenzione su migliaia di famiglie sudanesi costrette dai combattimenti in corso tra esercito di Khartoum e paramilitari a sfollare e ad attraversare i confini verso il Ciad e il Sud Sudan.

«L’impatto di questo conflitto ha creato la più grande crisi di sfollamento al mondo. È passato quasi un anno dall’inizio della guerra e non ci sono segnali di un rallentamento del numero di famiglie che fuggono attraversando i confini. I bambini e le donne che passano le frontiere verso il Sud Sudan o il Ciad sono affamati e senza risorse», ha detto Michael Dunford, direttore regionale del Wfp per l’Africa orientale, parlando dalla città di confine sudsudanese di Renk, dove si è riversato mezzo milione di persone in fuga dal conflitto.

Tra loro c’è anche Fatima Mohammed. Arriva a bordo di un camion, assieme a decine di donne, anziani e bambini. I loro volti sono tesissimi. La donna, insegnate trentatreenne, racconta all’agenzia Afp di essere fuggita da El-Obeid, nel Sudan centrale, con i cinque figli. Con loro è riuscito a scappare anche il marito. Un viaggio di cinque giorni per arrivare a Renk. «La situazione — testimonia Fatima — era diventata insostenibile: un giorno i proiettili sono entrati fin dentro casa nostra, siamo stati coinvolti direttamente nel fuoco incrociato» dei combattimenti tra fazioni opposte, quella dei soldati guidati dal generale Abdel Fattah al-Burhan e quella delle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdan Dagalo. Durante il viaggio, va avanti, «sia l’esercito sudanese sia l’Rsf hanno cercato di impedirci di lasciare il Paese. Ad un posto di blocco ci hanno preso tutti i telefoni e in un altro la maggior parte dei soldi», dice la donna.

In Sudan, ha ribadito l’Onu, rimangono 18 milioni di persone che soffrono di grave insicurezza alimentare e circa 3,8 milioni di bambini sotto i 5 anni sono malnutriti. La maggior parte è intrappolata in aree di combattimento, dove il Wfp e altre organizzazioni internazionali faticano a mantenere un accesso costante. Gli scontri iniziati a Khartoum e nell’area metropolitana della capitale — che comprende le città gemelle al di là del fiume Nilo, Bahri e Omdurman — dal 15 aprile 2023 si sono estesi poi anche nello Stato di Gezira, nelle zone del Kordofan, nel Nilo Bianco e nella regione occidentale del Darfur, mai risollevatosi dalle conseguenze della guerra dei primi anni Duemila. In questo quadro, è stata anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a lanciare una ulteriore allerta: le zone di conflitto in Sudan sono a rischio di carestia «catastrofica» tra aprile e luglio, periodo di magra tra due raccolti. Una «gravissima situazione umanitaria», come ha ricordato domenica scorsa Papa Francesco all’Angelus, chiedendo nuovamente «alle parti belligeranti di fermare questa guerra, che fa tanto male alla gente e al futuro del Paese». Per questo la preghiera del Pontefice è stata affinché «si trovino presto vie di pace per costruire l’avvenire del caro Sudan».