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Da Bene Vagienna all’antica Scuola Coranica di Koki per concretizzare il sogno di Luciana Gallo: un paio di occhiali ai bambini del Senegal

Una luce di speranza

 Una luce  di speranza  QUO-040
17 febbraio 2024

Luciana Gallo era l’ottico di Bene Vagienna, un piccolo comune della provincia di Cuneo, ma era soprattutto una bella persona che amava i libri, gli animali e la musica jazz. Agli affari e alle incombenze d’impresa ha sempre preferito i sentimenti, l’amore per il prossimo: sapeva cosa dire a un’anima triste e quale dono scegliere per risollevarle il morale. A Bene tutti ne conoscevano la sensibilità e l’impegno umanitario soprattutto verso le comunità africane. Dopo la pensione, Luciana Gallo aveva deciso di donare la sua costosa strumentazione all’antica Scuola Coranica di Koki, nella regione di Louga, in Senegal, con la speranza che vi si potesse impiantare un laboratorio. Purtroppo, però, un cancro ai polmoni l’ha portata via, un anno e mezzo fa, impedendole di realizzare di persona il progetto.

Ora sono dunque il fratello Lorenzo, a sua volta ottico e optometrista, e altri due colleghi, Giuliano Bianchi e Giovanni Mana, a cercare di concretizzare il sogno di Luciana: far conoscere la scienza ottica agli studenti di Koki e renderli capaci di gestire un laboratorio per garantire occhiali e altri ausili visivi alla loro comunità.

«Abbiamo raggiunto il Senegal nel mese di novembre — ci racconta Lorenzo Gallo —, la scuola ospita ben 4800 bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni, che ci hanno accolto con grande entusiasmo insieme ai loro maestri. Sulle prime, abbiamo incontrato non poche difficoltà pratiche nel montaggio degli strumenti e dei macchinari destinati sia al laboratorio ottico che alla sala optometrica, dove vengono effettuati gli esami della vista. Alcuni strumenti sono andati in tilt a causa degli sbalzi di corrente elettrica. È stato molto difficile trovare tecnici in grado di aiutarci, il più delle volte abbiamo dovuto arrangiarci da soli. All’inizio non pensavamo di fare degli screening visivi, ma di formare persone in loco a eseguire esami basilari dei difetti visivi e fornire anche agli oftalmologi in visita nella cittadina uno studio con attrezzature funzionanti. Ma la realtà ha scompaginato i nostri piani: il passaparola ha diffuso la notizia dell’arrivo degli “specialisti degli occhi” e ci siamo ritrovati davanti a una moltitudine di persone con varie patologie visive accalcate davanti al dispensario e all’infermeria».

«Non potevamo spedirli a casa — prosegue nel racconto Giovanni Mana —, alcuni avevano intrapreso un lungo cammino nella speranza di essere aiutati. Così abbiamo deciso di dedicare alcune ore della giornata alle visite e alla costruzione degli occhiali per i più bisognosi, impiegando il resto del tempo alla formazione. Abbiamo lavorato almeno dieci ore al giorno per riuscire a combinare le due attività. Per di più, la molatrice automatica, donata da Luciana dopo il suo pensionamento e rimasta inattiva per alcuni anni, all’improvviso ha smesso di funzionare. Non potendo contare su un supporto tecnico adeguato, abbiamo dovuto rimediare con una mola manuale usata dagli ottici fino a mezzo secolo fa. Per fortuna eravamo ancora capaci, soprattutto Giuliano, grande esperto. Durante i nostri tredici giorni a Koki, abbiamo visitato duecentosessanta persone e prescritto circa duecento occhiali, di cui cento consegnati subito alle persone più bisognose. Gli altri cento, però, abbiamo dovuto montarli una volta tornati in Italia, ma sono già pronti per la spedizione».

Giuliano Bianchi precisa che le criticità riscontrate in Senegal sono molto più complesse e strutturali, ma che si può fare già qualcosa di piccolo e concreto per la salute visiva della gente di Koki. «Dovremmo acquistare una nuova molatrice automatica e un autorefrattometro per il controllo dei difetti della vista. Abbiamo pensato di ricorrere all’usato per contenere la spesa. La ricerca è già iniziata e abbiamo alcune proposte che soddisferebbero le nostre esigenze. Rimane la difficoltà del reperimento dei fondi necessari. Per le montature e le lenti abbiamo avuto, da parte di alcune ditte del settore, la disponibilità di forniture gratuite. Siamo molto grati per questo, ma le risorse attuali non bastano a coprire i costi. Abbiamo previsto un altro viaggio a Koki per portare a termine sia il progetto del laboratorio che la sala adibita ai controlli della vista. Ma ciò che più ci preme è la pianificazione di un percorso di formazione destinato ai locali: per il momento, abbiamo iniziato a formare due ragazze e un ragazzo. Non possiamo più permettere che vi siano bambini con gravi difetti visivi senza un paio di occhiali per guardare il mondo». 

di Roberto Rosano