· Città del Vaticano ·

La vita di san Francesco nel libro di padre Massimo Fusarelli

Quando l’agiografia
diviene romanzo

 Quando l’agiografia diviene romanzo  QUO-036
13 febbraio 2024

La letteratura biografica su san Francesco riempie un’intera biblioteca. Ma l’appena uscito libro di Massimo Fusarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori, presenta delle spiccate originalità sia sul profilo stilistico che nei contenuti da renderlo meritevole di una buona lettura. In effetti Francesco d’Assisi. Una vita inquieta (Rizzoli, Milano 2024, 300 pagine, 14 euro) non è certo una biografia e sicuramente rifugge anche dai canoni dell’agiografia; è piuttosto un romanzo. Un romanzo dai tratti avvincenti sull’inquieta vita di Francesco, che pur mantenendo una sostanziale fedeltà alle fonti originarie integra con immaginazione credibile il contesto in cui si svolge la sua travagliata vita e i personaggi di contorno. Laddove, ben inteso, l’idea di immaginazione non va confusa con quella di fantasia. Così l’autore ricostruisce in qualche modo anche un profilo psicologico del santo assissiano, desunto, con buona dose di certezza, dalle stesse sue parole che ci sono pervenute dai testi originari. Quella della biografia romanzata ed arricchita di immaginazioni credibili è una tecnica stilistica già sperimentata con successo in campo religioso. Si pensi per esempio alle fortunate narrazioni su san Bernardo e i fondatori dell’ordine cistercense contenute nei “romanzi” di Marcel Raymond o alle suggestive ri-narrazioni della Bibbia degli scritti del famoso biblista — anch’esso francescano — Frederic Manns. Ma Fusarelli ha dato dimostrazione di saper maneggiare la tecnica con destrezza, e con la capacità di suscitare nel lettore la piacevolezza di una lettura scorrevole e avvincente. Attraverso poi l’aggiunta di un ulteriore ingrediente: tutta la vicenda è narrata usando sempre l’indicativo presente. Non il ricordo dunque, ma la presa diretta, come in una sceneggiatura filmica. Il che pone il lettore in una posizione di presenza partecipe; a lato e non di fronte al protagonista e alle sue vicende. E in alcuni passaggi la raffigurazione assume tratti emozionali intensi, soprattutto nei “momenti di rottura” nella vita del Santo e nella estemporaneità di molte delle sue vicende. Non si tratta semplicemente dell’adozione di una cifra stilistica raffinata, quanto, nelle intenzioni di Fusarelli, questa scelta ha il valore di rendere la figura di Francesco accessibile e pertanto in qualche modo emulabile. Non a caso l’autore privilegia — come già si evince dal titolo — la raffigurazione della ricerca, costante ed inquieta che san Francesco perseguì in tutta la sua vita: ricerca di verità, di amore, di Cristo. La ricerca è il vero filo conduttore del libro, ricerca che implica passione, curiosità, volizione, ma anche vulnerabilità, fragilità e inquietudine. Tutti caratteri che appartengono necessariamente all’umano. Il ritratto del Santo disegnato da Fusarelli è dunque sensibilmente sbilanciato sull’”umano”. Non solo in relazione alla sua vita ma, potremmo dire, alla cristologia di san Francesco. I secoli precedenti pervasi dall’eresia ariana avevano infatti costretto la teologia ad enfatizzare la dimensione divina della realtà teandrica. San Francesco realizza in tal senso una svolta storica nella vita della chiesa restituendo alla comprensione — e alla devozione — il “tutto uomo” del Cristo. L’incarnazione diviene allora il fulcro del pensiero teologico francescano. E il senso ultimo dell’opera di Fusarelli è proprio nel mostrare come la spiccata umanità dell’ Alter Christus richiami ed emuli l’umanità del Verus Christus.

di Roberto Cetera