· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della I domenica di Quaresima (Mc 1, 12-15)

Angeli nel deserto

 Angeli nel deserto  QUO-036
13 febbraio 2024

Al centro di questo passo evangelico c’è spesso l’idea che, poiché Gesù è stato tentato, è in comunione con noi semplici mortali mentre viviamo le nostre tentazioni. L’urgenza del suo messaggio di pentimento, l’indomani della tentazione, colpisce profondamente perché dà la sensazione che sia stata proprio la tentazione a spingere avanti gli eventi. Trovo straordinaria la brevità del racconto delle tentazioni fatto da Marco, specialmente perché include un dettaglio che non si trova negli altri vangeli, ovvero che Gesù “stava con le fiere”, il che rende i pericoli incontrati da Gesù ancora più grandi.

Da adolescente cresciuta nel campus dell’università della Nigeria, a Nsukka, ricordo di essermi domandata, una domenica in cui questo passo era stato letto durante la messa, perché lo Spirito lo aveva spinto nel deserto proprio per essere tentato. Questo non rendeva lo Spirito complice nella tortura? Perché, poi, si doveva dare al tentatore questo aiuto non necessario? Forse, spingendo Gesù fuori dal suo cammino normale, ci viene fatto capire che lo stato di tentazione non è la norma, che è un’aberrazione, per quanto necessaria. Che forse a volte possiamo essere rafforzati lasciandoci alle spalle ciò che ci è familiare. Soprattutto mi domandavo: perché poi Gesù deve essere tentato? E l’irrequietezza dei miei interrogativi si placava sempre con queste parole: «E gli angeli lo servivano». Per me questa è la poesia più sublime e più bella. Non un angelo, ma angeli. Immagino una moltitudine di figure pazienti, gentili e amorevoli che offrono incoraggiamento e che a volte sono semplicemente lì, per mera compagnia, per farci sapere che non siamo soli, portando il dono prezioso della rassicurazione: che non siamo soli, non siamo mai soli. Mentre abbiamo gli angeli che non possiamo vedere, abbiamo bisogno degli angeli che possiamo vedere. Ed è per questo che la comunità è così importante, qualunque forma essa assuma. Famiglia, amici, gruppi che si formano intorno a interessi specifici. Spesso sono le comunità secolari ad avere il potenziale più grande di servire, quando ci scambiamo piccole gentilezze, quando ci concediamo reciprocamente il beneficio del dubbio, quando ci fermiamo prima di condannare, quando chiediamo scusa sinceramente. Avere questo tipo di comunità significa essere consapevoli che vi saranno tribolazioni, ma che saranno sopportabili, sapendo che ci sono altri che, come dicono gli americani, “ci coprono le spalle”.

Credo fortemente che i governi abbiano un ruolo da svolgere, non tanto nel fornire una comunità, quanto nel creare un ambiente che permetta a diverse comunità di prosperare. Specialmente comunità di fede differenti. Negli ultimi mesi, nella regione della fascia centrale della Nigeria, sono stati uccisi dei cristiani, e non sarebbero stati assassinati se non fossero stati cristiani. Queste comunità cristiane, e molte altre in tutto il mondo, stanno vivendo tribolazioni molto dolorose e hanno bisogno del servizio di quegli angeli che possono vedere. 

di Chimamanda Ngozi Adichie