La guerra in Sudan, che dal 15 aprile dello scorso anno contrappone esercito di Khartoum e paramilitari, ha superato i 300 giorni di combattimenti. Un conflitto di cui «non si vede ancora una via di uscita», ha dolorosamente constatato Papa Francesco nelle ultime settimane, continuando a pregare per una soluzione pacifica alla crisi. I bilanci dell’Onu, intrecciati a stime di ong che monitorano i conflitti, parlano drammaticamente di almeno 12.000 morti e oltre 10 milioni di profughi e sfollati, con testimonianze di atrocità, violenze su base etnica, stupri, violazioni dei diritti umani. La guerra provocata dalla rivalità tra i generali Abdel Fattah al-Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo ha generato un «caos le cui conseguenze dureranno per molti anni», sottolinea monsignor Luis Miguel Muñoz Cárdaba, fino a poco fa nunzio apostolico in Sudan ed Eritrea, che al contempo ribasice come le aspirazioni del popolo sudanese, soprattutto dei numerosi giovani, rimangano comunque libertà, giustizia, democrazia. In una parola: pace.
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di Giada Aquilino