· Città del Vaticano ·

Lo ribadisce il Pontefice in un’intervista alla rivista «Credere»

Il cuore di «Fiducia supplicans» è l’accoglienza

 Il cuore di «Fiducia supplicans» è l’accoglienza  QUO-032
08 febbraio 2024

«Tutti, tutti, tutti». Lo ha detto a Lisbona e lo ha ripetuto in numerose altre occasioni per ribadire quel principio di accoglienza alla base della missione pastorale della Chiesa e inquadrare pure le benedizioni a coppie “irregolari” (incluse quelle omosessuali) come proposto dal documento dottrinale Fiducia supplicans. Anche alla rivista «Credere», periodico del Gruppo San Paolo a cui ha concesso un’intervista in uscita sul numero di giovedì 8 febbraio, Francesco torna sulla questione delle benedizioni — che hanno generato diverse reazioni e polemiche — e ripete quanto già accennato nell’udienza al Dicastero per la dottrina della fede che ha redatto la dichiarazione: «Io non benedico un “matrimonio omosessuale”, benedico due persone che si vogliono bene e gli chiedo anche di pregare per me», spiega il Pontefice nel colloquio con il direttore don Vincenzo Vitale. «Sempre nelle confessioni, quando arrivano queste situazioni, persone omosessuali, persone risposate, prego e benedico sempre. La benedizione non va negata a nessuno. Tutti, tutti, tutti. Attenzione, parlo di persone: chi è capace di ricevere il Battesimo».

«I peccati più gravi — aggiunge il Papa — sono quelli che si travestono di un’apparenza più “angelica”. Nessuno si scandalizza se do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente: e questo è un peccato gravissimo. Mentre si scandalizza se la do a un omosessuale... Questo è ipocrisia! Ci dobbiamo rispettare tutti. Tutti! Il cuore del documento è l’accoglienza».

Nell’intervista al settimanale, che celebra i dieci anni dalla fondazione, nata in occasione proprio dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio nel 2013, il Papa ripercorre gli anni del suo pontificato tra confidenze personali, come i suoi dialoghi con gli anziani o i ricordi a Buenos Aires, o temi di stretta attualità, tra cui il Giubileo, «evento di grazia» in vista del quale è necessario «riscoprire il valore e il bisogno della preghiera».

Il Papa parla anche dei movimenti ecclesiali e del coinvolgimento dei giovani in esperienze pastorali come quelle in Paesi del Terzo mondo o latinoamericani, dove alla gente si parla con linguaggio «semplice». «Ci sono anche realtà “sofisticate”, che non arrivano, movimenti un po’ “esquisiti”», dice Francesco, ovvero “raffinati”. Questi movimenti, afferma, «tendono a formare una ecclesiola, di persone che si sentono superiori. Questo non è il santo popolo fedele di Dio. Il popolo di Dio è fatto di credenti che sanno di essere peccatori e vanno avanti. Io non ce l’ho con i movimenti, che fanno tanto bene». «Il movimento — spiega il Pontefice — è buono quando ti inserisce nella Chiesa reale, ma se sono selettivi, se ti staccano dalla Chiesa, se ti portano a pensare che tu sei un cristiano speciale, questo non è cristiano».

Netta è anche la risposta del Papa sul ruolo delle donne, alla luce dei continui appelli a restituire un “volto femminile” alla Chiesa o, quello più recente, a “smaschilizzare” la Chiesa. Francesco ribadisce la differenza tra principio petrino e principio mariano: «La Chiesa è donna, è sposa. Pietro non è donna, non è sposa. È più importante la Chiesa-sposa che Pietro-ministro!». Poi aggiunge che «aprire alle donne il lavoro in Curia è importante», sottolineando come le donne «aiutano il ministero». Basti guardare ai piccoli paesi dove non c’è il prete e le suore portano avanti parrocchie, battezzano, danno la Comunione, fanno i funerali. «Non è la ministerialità della donna la cosa più importante, fondamentale è invece la presenza della donna», chiosa il Papa.

E guardando alla Curia romana dove si sono avvicendate negli anni diverse nomine femminili, afferma: «Ora ci sono diverse donne e ce ne saranno di più, perché fanno meglio di noi uomini in certi incarichi». Papa Francesco cita la segretaria del Governatorato, suor Raffaella Petrini, «le donne che sono nel Dicastero per eleggere i vescovi» (la stessa Petrini, poi suor Yvonne Reungoat, ex superiora generale delle salesiane, e Maria Lía Zervino, presidente dell’Umofc, ndr), suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, e altre: «Sono tutti posti che hanno bisogno delle donne».

Infine alla domanda se si rende conto di aver avviato «un cambiamento epocale» da questo punto di vista, il Papa replica: «No davvero! Me lo dicono, sì... Vado avanti come posso».

di Salvatore Cernuzio